Nel periodo più nero per il motorsport italiano Raffaele Marciello sembra essere uno dei pochi barlumi di speranza per rivedere un italiano solcare i circuiti della Formula 1. Nato a Zurigo quasi diciannove anni fa , ma trasferitosi subito dopo in Italia, “Lello” -come è conosciuto nei paddock europei- è l'attuale punta di diamante del programma per i giovani della Scuderia Ferrari.

Dopo essersi fatto le ossa nel karting, dove vanta diversi piazzamenti di rilievo nella categoria KF2, nel 2010 ha compiuto il grande passo iscrivendosi al campionato Formula Abarth, concluso in terza posizione. Nello stesso anno Marciello ha raggiunto un altro importante traguardo: l'ammissione nella Ferrari Driver Academy, che gli permetterà di esser seguito dall'entourage di Maranello nel proseguo della carriera.

Le sue prestazioni hanno colpito anche la famiglia Rosin, proprietaria del prestigioso Prema Power Team, che dal 2011 si assicura le prestazioni del giovane italiano, il quale non ha deluso le aspettative concludendo sul gradino più basso del podio il campionato italiano di Formula 3 all'esordio. La passata stagione lo ha visto debuttare in una delle più competitive formule propedeutiche: la FIA European Formula 3 Championship, dove si è di nuovo fatto fregio del terzo posto finale.

Il 2013 è iniziato molto bene per il nativo di Zurigo; le due vittorie ed la piazza d'onore ottenute nella gara di casa a Monza gli garantiscono la leadership provvisoria del campionato.

Come hai intrapreso la carriera motoristica?

Tutto è partito da mio papà che correva a livello amatoriale che, quando avevo 4 anni, mi ha fatto provare un kart. All'inizio non ne ero molto attratto ma al momento della mia prima vittoria (a soli 6 anni ndr) mi sono innamorato di questo sport.

In che modo sei approdato nella Ferrari Driver Academy?

“Stavo riportando buoni risultati in kart a livello Mondiale e ho attirato l'attenzione di molti esperti del settore. I vertici del team Ferrari mi hanno scelto insieme ad altri 11 piloti per dei test psico-fisici al termine del 2009; dopo aver esaminato i risultati sono stato inserito nel Ferrari Driver Academy".

Dopo lo strepitoso week-end di Monza dove hai ottenuto due vittorie ed un piazzamento d'onore, che aspettative hai per il secondo appuntamento a Silverstone?

“E' il mio secondo anno di FIA F3 European Championship, perciò cercherò di dare il mio meglio e fare più punti di tutti gli altri, tentando di fare mio il titolo..”

 Il prossimo evento vedrà la concomitanza della F3 col WEC -World Endurance Championship-, hai idea di cosa possa cambiare tra una F1 ed un prototipo LMP1?

“Una LMP1 è una auto molto veloce; a livello aereodinamico è simile ad una monoposto del Circus e come questa ha anche tanti cavalli. Potrebbe essere considerata una Formula 1 con tetto e ruote coperte”.

 Sei d'accordo con la scelta di passare al DTM fatta dal tuo diretto avversario Pascal Wehrlein? O pensi che in questo modo abbia perso il treno per arrivare in F1?

“Guardando Paul di Resta, che dal DTM è passato alla Formula 1, posso dire che è stata un'ottima scelta. Tutto sommato non sarebbe male terminare la propria carriera nel DTM anche se quando sei così giovane il tuo obiettivo principale resta la F1.

Cosa pensi della situazione dei piloti italiani? Qual è il motivo principale che non permette loro di arrivare nel Circus?

“Non saprei perchè molti italiani non riescono a raggiungere l'Olimpo della F1; diciamo che di piloti nostrani che riescano a mettersi in mostra non ce ne sono e questo è il motivo per cui nessuno riesce ad arrivare nel Circus. Siamo davvero in pochi, ma come dice il detto, meglio pochi ma buoni”.

Cambieresti qualcosa dell'attuale Formula 1? Sei d'accordo con le scelte regolamentari che caratterizzeranno la “nuova era” al via nel 2014?

“Non cambierei nulla dell'attuale formula. Prima di giudicare le scelte operate dobbiamo vedere come i team interpreteranno il regolamento; sicuramente sarà un cambiamento radicale e potrebbero esserci delle sorprese”.

Ti riconosci più in Fernando Alonso o Felipe Massa?

“Non mi riconosco in nessuno dei due. Se devo indicare qualcuno, punto il dito su Valentino Rossi. Prima di una gara riesco a mantenermi molto tranquillo e scherzoso come Valentino ma, appena metto il casco e calo giù la visiera, cerco di dare il meglio e di divertirmi il più possibile; perché è questo ciò che conta. Mi reputo davvero fortunato ad aver reso la mia passione un lavoro”.