Sono parole di elogio quelle spese da Paul Hembery nei confronti del lavoro svolto dai tecnici Pirelli i quali, in meno di tre stagioni, hanno ridato il brivido dell'incertezza alla Formula 1. Il cavallo di battaglia  della casa italiana è l'imprevedibilità delle diverse mescole portate in campo, che ha permesso a diversi outsiders di lottare per la vittoria.

L'azienda milanese ha propiziato una vera e propria rivoluzione; sia teams che piloti hanno progettato monoposto ed adattato il proprio stile al comportamento degli pneumatici. Trazione, pulizia di guida e precisione nell'inserimento curva: sono questi i requisiti per arrivare alla vittoria. Per la ricerca di questi elementi sono nati i vari FRIC e la sospensione posteriore Lotus che ha permesso a Kimi Raikkonen di vincere il Gran Premio di Australia risparmiando una sosta.

Cosa pensi di queste prime gare?

Credo che Pirelli abbia raggiunto gli obiettivi prefissi, anche se, ovviamente, è ancora troppo presto per parlare. Il nostro scopo era e rimane quello di mantenere lo show alto e di rendere la gara più incerta possibile. Volevamo abbassare i tempi sul giro e ci siamo riusciti, penso anche che i piloti si trovino bene con queste mescole. Anche quest'anno penso che per vedere il massimo potenziale delle gomme bisogni attendere metà stagione, quando tutti avranno compreso come sviluppare un assetto che si sposi bene con le Pzero. Come nel 2012, non è detto che a fine anno ci sarà la stessa situazione di queste prime quattro gare”.

Qual è il team che usa le Pirelli meglio degli altri?

Non penso sia possibile dare un nome, le variabili sono troppe. Le nostre gomme sono state pensare per lavorare bene con undici vetture diverse, potenzialmente ventidue stili di guida e su diciannove tracciati. Inoltre vanno considerate le condizioni climatiche, alcune monoposto si sposano bene con determinati circuiti e mescole piuttosto che altri. La Formula 1 si basa su un sistema meritocratico: vince chi riesce unire tutti gli aspetti, inclusi gli pneumatici.

Qual è il circuito in cui le Pirelli si adattano meglio?

Non penso ce ne sia uno in particolare; abbiamo disegnato tutti i compound per far si che siano competitivi ovunque. Ogni pneumatico è progettato per rendere al meglio con qualsiasi condizione atmosferica e d'asfalto; dalle piste lente e tortuose come Montecarlo alle super veloci come Monza.

Qual è la tua mescola preferita?

“Tutti i compounds sono buoni, ma sono concepiti per lavorare in diverse circostanze; molto dipende dal layout del tracciato e dalle condizioni dell'asfalto. Se proprio devo sceglierne uno, punto sul Pirello Pzero Medium: da quando ha fatto il suo esordio mi ha stupito per la capacità di adattamento e per la costanza che mostra in pista. E' una gomma davvero versatile, sono felice che i teams ne possano usufruire”.

Chi è il pilota che sfrutta meglio degli altri le Pirelli?

“Tutti i piloti hanno imparato ad usare queste gomme, sia quelli che stanno davanti che quelli che chiudono lo schieramento. E' impossibile fare nomi poiché la F1 non è una categoria mono-telaio; molto dipende infatti dalla competitività della vettura. Inoltre per chi dice che ultimamente vengono promossi solo drivers paganti, la storia del motorsport ha dimostrato che i soldi non fanno un pilota: è  più importante essere brillanti e dare sempre sfoggio di tutto il talento a disposizione, poi viene il denaro”.

Chi è il rookie che sta interpretando al meglio questi pneumatici?

“E' un po' troppo presto per giudicare le gesta dei giovani piloti, tuttavia Jules Bianchi e la Marussia hanno stupito gli addetti ai lavori per il passo in qualifica ed in gara. Tutti sono bravi e penso che si trovino qui perchè hanno mostrato un talento superiore agli altri nelle formule minori; se lo meritano e hanno molta fame di successi perciò ci vorrà un po' per decretare il migliore”.

 

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