Imola, Autodromo Enzo e Dino Ferrari, 30/04/1994. Inizia con una giornata di sole il week-end di Formula 1 più tragico della storia. Due morti, e due feriti: Rubens Barrichello e la Formula 1. Quest'ultima, all'alba del lunedì successivo, inizierà una metanoia che ci condurrà al concetto di F1 moderna.

Come ogni cambiamento radicale presuppone un evento che lasci il segno e disgraziatamente il fine settimana italiano si è prestato bene per l'occasione. Nel corso delle libere la prima paura: il driver della Jordan Rubens Barrichello alla Variante Bassa tocca eccessivamente il cordolo molto alto che si tramuta in un trampolino lanciando la vettura, ormai priva di controllo, sulle barriere del muro adiacente; la 194 termina la propria corsa, distrutta e capottata, diverse centinaia di metri dopo. Le fratture multiple sono solo un presagio di quanto accadrà nei giorni successivi.



Il destino del brasiliano si incrocia con quello di Ronald Ratzenberger, alla prima stagione in F1 con la neonata Simtek di Max Mosley e Nick Wirth. Per lui ogni sessione è decisiva visto che la sua partecipazione al Mondiale è appesa ad un filo, possiede un contratto a tempo determinato; cinque gare o dentro o fuori e tutto dipende dai risultati. Ratzenberger comincia dunque le qualifiche di Imola con la consapevolezza di giocarsi molto del proprio futuro. Nel giro di lancio però qualcosa va storto; l'alettone anteriore collassa e la S941 viaggia ad oltre 350 km/h contro il muro della curva Gilles Villeneuve. L'impatto è fortissimo, tuttavia la cellula di sopravvivenza sembra aver retto bene l'impatto. Invece no. L'incredibile decelerazione provoca una fatale frattura alla base cranica del pilota; quando la monoposto arresterà la propria corsa nei pressi della Tosa, Roland è già morto.



Ha senso continuare? Se lo chiedono in molti nel paddock, soprattutto Ayrton Senna. Il brasiliano però decide di riporre tutti gli interrogativi sulla sua carriera e salire in monoposto. Imola sembra il territorio adatto per spezzare il trend negativo del 1994 che nelle 2 corse precedenti lo ha visto sempre in pole ma mai primo sul traguardo. La cattiva sorte non vuole abbandonare il tracciato; allo spegnimento dei semafori un contatto tra Letho e Lamy provoca diversi feriti tra le tribune. L'ingresso della Safety Car ristabilisce l'ordine ed ecco che al restart è ancora Senna in prima posizione, fino alle 14.17 quando la rottura dello sterzo condurrà il paulista, inerme, contro il muro del Tamburello. Nell'impatto il braccetto della sospensione destra gli trafiggerà il cranio, lasciandolo in fin di vita. Ai soccorsi, diretti dall'amico Sid Watkins, non resta che accompagnare il corpo ormai privo di vita all'ospedale di Bologna.



Alle 18.40 viene dato il triste annuncio: Ayrton Senna è morto. Annuncio che insieme a quello di Roland Ratzenberger suona come una pugnalata dritta al cuore della Formula 1, ingenua nel credere di aver sconfitto la morte con la tecnologia.

Il maledetto weekend di Imola del 1994 innesca una forte reazione, anche tra i più conservatori. Viene ricostituita la GPDA (Grand Prix Drivers' Association), con Michael Schumacher a capo, iniziano anche le modifiche alle piste; Imola su tutte. Vengono eliminati i muretti in cemento, incrementate le vie di fuga dove possibile e rallentati i tratti non espandibili. Inizia dunque Lunedì 2 maggio 1994 il continuo processo evolutivo che migliorerà infrastrutture e vetture, salvando la vita a diversi piloti, pur mantenendo la consapevolezza che la morte è un avversario invincibile.