La copertina del 50° GP di Silverstone è tutta per loro, per quei due nobili (attualmente) decaduti, che a fronte di misere briciole lottano come leoni. Alla presenza del Principe William, Alonso e Vettel lottano coriacei e sciorinano azzardi impazienti, stampano traiettorie improbabili, regalano sorpassi memorabili e adrenalina bollente.

Incollare le telecamere su di sé per quasi metà corsa, quando in testa c'è il rampollo prediletto di casa, la dice lunga su ciò che hanno espresso in pista questi aristocratici dei motori. Lo spagnolo e il tedesco, accomunati dal periodo di magra e frustrati dal ruolo di comprimari, hanno incanalato le rispettive disgrazie in un duello feroce e vecchia scuola, facendo spettacolo, soprattutto puntando sull'orgoglio.

Anche le scaramucce, durante e dopo, non sono che parte del gioco, un contorno al confronto che rivela ancor di più la fame di chi ha le stimmate di campione. Le dichiarazioni, talvolta stucchevoli e dal sapore di scuse, pure provano cattiveria agonistica e voglia di riscatto e poco importa se si trattava di una posizione di poco lustro. Consapevoli di guidare un cetriolo e spingere una zucca era questione di ribadire forza, di rammentare una classe spesso ultimamente oscurata.

Alonso e Vettel, due piloti diversi e ugualmente tosti, hanno stavolta adombrato gli altri: il ritorno alla vittoria di Hamilton, la crescita straripante di Bottas e la macumba lanciata alla faccia d'angelo Rosberg. Sono stati colore, pepe e rumore, sono stati pazzi protagonisti di un pazzo week end. Alla fine anche i sudditi di sua maestà si sono dovuti inchinare a questa coppia che non demorde, che ribolle, che freme. Un duo lontano anni luce, ma comunque identicamente capace di andare oltre alla Formula1 moderna e alle sue regole.