Profondo rosso. Il GP di Monza certifica il de profundis Ferrari e non per i risultati in pista, comunque sconfortanti. Si continua con la politica del rivoltamento del calzino nella vana ricerca di coprire un buco che inevitabilmente non scompare, anzi si allarga.

Luca Cordero di Montezemolo era l'uomo più atteso e come da lui stesso ammesso la cosa era preoccupante. Sergio Marchionne non rilascia dichiarazioni poi così eclatanti, ma paiono una mannaia quando dopo pochi minuti, con la gara ancora in corso, Fernando Alonso mette fine a una via crucis immeritata. Molte volte in stagione il cavallino aveva rombato alla vigilia salvo poi andare in fumo, stavolta sulla scia degli ultimi Gran Premi però si confidava in qualcosa di più.

La scuderia orgoglio tricolore si spegne nel peggior modo possibile, nel peggior posto possibile. L'epilogo è ancor più crudele nel momento in cui gli ex esultano e salutano un pubblico atterrito e spaesato. La storia è triste e il futuro pure più amaro, con Alonso sconsolato incapace di trovare parole che non valgano sale sulle ferite e una politica confusionaria senza capo né coda.

McLaren, altra nobile decaduta, aveva lanciato messaggi inequivocabili in tempi non sospetti: “in Ferrari avranno più problemi di noi a risalire”. Il succo della questione resta il solito: serve stabilità, continuità, pazienza e chiarezza. Tutte cose che purtroppo faticano ad attecchire nei confini nazionali. In accordo a Niki Lauda, siamo italiani e come tali agiamo, ergo anche la Formula1 pare vittima della frenesia e della mentalità ristretta per cui se qualcosa non funziona, buttiamola e cambiamola.

In un circuito storico, anch'esso a rischio nonostante il prestigio, vediamo così il bistrattato Aldo Costa alzare l'ennesimo trofeo, il “paperino” Felipe Massa ritrovare il podio con il cuore gonfio d'emozione visti i suoi trascorsi, un imbarazzato Stefano Domenicali guardarsi intorno, mentre si rincorrono gli spettri di nuove e insensate rivoluzioni.

Per quanto criticato, attaccato, discusso Fernando dimostra che l'ultimo baluardo cui aggrapparsi è lui, l'unica base solida a tenere in piedi una capanna pericolante. Causa dei tutti mali o meno, si riparte dall'asturiano, sperando che la moda della rottamazione non mieta ulteriori vittime, incrementando un caos già cosmico.