Mercedes ha vinto il titolo costruttori: chapeau! E ora? La casa della stella a tre punte ha umiliato la concorrenza con una superiorità quasi irrispettosa, ma a tre gare dal termine necessariamente l'attenzione ora si sposta sul duello "fratricida" per l'alloro individuale, ovvero sul binomio Hamilton-Rosberg.

Finora Wolff e compagni hanno tenuto a briglia stretta i propri puledri scalpitanti con l'alibi di una priorità collettiva antecedente l'interesse singolo, priorità giustificata anche dall'unico difetto di un pacchetto altrimenti perfetto: l'affidabilità. A obiettivo ottenuto, pur non avendo mai ceduto alla tentazione degli ordini scuderia, la gestione però potrebbe complicarsi e la situazione sconfinare in aree pericolose.

Hamilton è veloce e ne è consapevole. Ha la fiducia di chi ha saputo superare il peggio e l'esperienza di chi naviga a piani alti già da un po'. Resta tuttavia uno spirito inquieto, un'anima garibaldina e ribelle, tesa più a un istinto aggressivo che a una razionalità diplomatica. Rosberg al contrario trasmette sensazioni di nervosismo o almeno di non completa serenità, più per fattori esterni che per questioni di pista. Il ragazzo pare condannato a dover sempre dimostrare qualcosa e gli errori e la veemenza recenti parlano per sé.

Qui sta il nodo della questione, ovvero se e come la Mercedes eviterà l'imbarbarimento di un conflitto già incandescente ora che le ragioni di stato sono state assolte. Con 17 punti di distacco e l'ultima corsa dal jackpot di 50, i due, la cui unica ragione di vita è non arrivare dietro, difficilmente si tratterranno. Si tratta di decidere se proseguire sulla via dei limiti imposti o avallare il sentiero dei confini discrezionali, consci comunque che patti e compromessi saranno arduamente accettati. Sempre che qualcuno abbia ancora facoltà di scegliere.