È stata dura restare svegli davanti alla tv e non solo per colpa dell'orario. Il mondiale di Formula 1 non inizia certo con un gran premio memorabile. Con Bottas bloccato da problemi alla schiena e la rinuncia del team Manor, ci sono solo 17 macchine sulla griglia di partenza, le quali - dopo i forfait nel giro di formazione di Magnussen (power unit ko) e Kvyat (problemi al cambio) - si riducono alla miseria di 15 al semaforo verde. Neppure il tempo di partire, che Pastor Maldonado spalma la sua Lotus sul muro in uscita della curva 2. Neanche a dirlo, la Safety Car è in pista. Grosjean, intanto, ne approfitta per ritirarsi. Con anche le due Lotus fuori dai giochi, restano 13 macchine quando siamo solo al secondo giro.

Sulla base di queste premesse, in una pista ormai semivuota, comincia l'assolo di Lewis Hamilton. Il campione del mondo comanda la corsa dal primo all'ultimo giro, curandosi solo di rispettare la propria strategia prima di transitare sotto la bandiera scacchi così come aveva terminato l'anno scorso: primo ed indisturbato. Alla faccia di tutti quelle voci che paventavano un rischio di appagamento per l'anglo-caraibico, oppure che lo volevano distratto ed inquieto per le proprie vicende sentimentali o per il rinnovo contrattuale con la Mercedes. Quando Hamilton è nella forma mostrata in questo weekend non ce n'è davvero per nessuno e il mondiale rischia di finire ancor prima di cominciare.

Specialmente se a contenderglielo dovrebbe essere questo Nico Rosberg. Il tedesco non ha mai dato prova di quel furore agonistico che diceva di avere nelle settimane scorse. Quello ammirato in Australia nel corso di questo weekend è piuttosto sembrato un pilota rinunciatario, mestamente rassegnato all'idea di non poter tenere testa al proprio compagno di box. Come se non gli fosse bastato farsi rifilare un secolo e mezzo di distacco in qualifica, Rosberg non ha mai cercato di insidiare la leadership di Hamilton, se non con un velleitario tentativo sul finale quando sperava di contare su qualche grammo di benzina in più nel serbatoio. Stiamo parlando di un secondo posto in qualifica ed in gara, ma si badi: un piazzamento del genere su una Mercedes equivale ad un piazzamento fuori dalla zona punti su qualsiasi altra macchina.

Concordo con Maurizio Arrivabene, quando dice di essere soddisfatto a metà della Ferrari. Sono molto felice del fatto che in un solo inverno il Cavallino Rampante sia passato dall'oblio al podio, così come sono felice per la gara di Sebastian Vettel, bravissimo a mettersi alle spalle la Williams di Felipe Massa grazie ad un gran ritmo e ad una strategia pit stop (finalmente) azzeccata. È che non mi va giù la sfiga abbattutasi su Kimi Raikkonen. Il finlandese in pista era velocissimo, eppure torna dall'Australia a mani vuote per colpe non sue. Coivolto nel parapiglia iniziale della prima curva quando il cambio gli si incastra in folle e viene tamponato da Sainz, perde tempo ai box per colpa della gomma posteriore sinistra (i guai che gli causerà non sono certo finiti qui) ma non demorde e si rituffa in pista girando veloce e costante. Pur pendendo sulla sua testa la spada di Damocle di una sosta in più da fare, ad un certo punto si ha anche l'impressione che possa insidiare il quarto posto di Massa. All'improvviso la doccia fredda: ai box non gli avvitano bene la posteriore sinistra e Raikkonen è costretto a parcheggiare la propria SF15-T per non incorrere nelle sanzioni dovute all'unsafe release. Lo vediamo scuotere la testa mentre un commissario di gara lo riaccompagna ai box in motorino. Grande gioia quindi per il podio e grande rammarico per uno sfortunato ritiro, ma testa al futuro con grande determinazione: "La squadra merita di festeggiare questo podio, ma non è quello che voglio io" - ha dichiarato il team principal Ferrari, che continua - "adesso che ci siamo resi conto di andare bene, dobbiamo anche iniziare a smettere di ragionare ‘da secondi’ e iniziare a pensare più in grande". Bello sentire Vettel dedicare l'ottimo risultato alla squadra esprimendosi in italiano, intervistato dal cerimoniere di giornata: la star di Hollywood Arnold Schwarzenegger.

Per quanto riguarda gli altri, si è detto del quarto posto di Felipe Massa con la Williams, orfana di Valtteri Bottas. Grandissimo quinto posto del debbuttante Felipe Nasr su Sauber, che conferma la bontà del progetto della monoposto svizzera a seguito dei risultati incoraggianti nei test. Maluccio la Red Bull con Kvyat non partito e Ricciardo sesto, mai in grado di ambire a qualcosa in più. La scuderia di Milton Keynes è ai ferri corti con il motorista Renault, cosi come appare evidente ascoltando le parole di Christian Horner. "Se in Ferrari hanno fatto un passo avanti, in Renault ne hanno fatto uno indietro. Dopo questo weekend è importante confrontarci con Renault e cercheremo di aiutare dove possibile, perché sono un po’ in confusione e devono capire in fretta le cose. Su quattro macchine, abbiamo avuto due cedimenti, uno dopo cinque giri, e tutta una serie di problemi di guidabilità. Quindi non è la partenza che Renault può permettersi di avere”. Problemi del propulsore Renault che non hanno risparmiato neppure il giovane Max Vestappen, partito dodicesimo e costretto al ritiro. Sottotono anche Hulkemberg e Perez su Force India che sta scontando il ritardo di sviluppo della monoposto 2015.

Infine la McLaren. Detto di Magnussen, che non ha proprio preso parte alla gara per noie alla power unit, Jenson Button si è dovuto accontentare dell'undicesimo posto, a due giri di ritardo da Hamilton. Le vetture giunte al traguardo sono state 11...paradossalmente, è andato meglio di tutti Fernando Alonso rimanendo, suo malgrado, a casa. 

Al di la di tutto - dispiace dirlo - ma quello mostrato in questo weekend dal circus è stato uno spettacolo indegno del blasone di quella che dovrebbe essere la categoria regina dell'automobilismo. La gara di oggi è in un certo senso figlia di un pre stagione tumultuoso. Prima il fallimento di Catheram e il quasi fallimento della Manor/Marussia, la quale, pur riuscendo miracolosamente a sbarcare in Australia, non ha percorso nemmeno un singolo giro, alzano definitivamente bandiera bianca sabato. Poi la vicenda Van der Garde che ha creato alla Sauber l'imbarazzo di vedere i propri box invasi dalle forze dell'ordine. E poi la gara in sè: solo 13 macchine, con le prime due a fare il vuoto dietro di loro. Nemmeno un sorpasso, non un'emozione. Egr. Sig. Ecclestone, mi saprebbe dire perchè dovremmo mai rinunciare a prezioso sonno domenicale per assistere a gare simili?