Dopo un anno e più a tinte argentate, a volte blu notte, torna a splendere, nel cielo di Sepang, il Rosso. Quello vivo, intenso, splendente, della Ferrari di Sebastian Vettel. Sembra un paradosso, un'eresia, eppure è così. Dopo aver preso mezzo minuto nella prima gara in Australia, nonostante i notevoli miglioramenti del gruppo, della macchina, del muretto, di quelle strategie che troppe volte hanno frenato le rosse negli anni passati, arriva un fulmine, di quelli monsonici che in Malesia se ne vedono spesso, ma che mai si colorano di rosso fuoco. 

Il lampo ha un nome ed un cognome: Sebastian Vettel. Che dentro di sè ha una rabbia, una voglia di rivincita dopo una stagione vissuta all'ombra del nuovo che avanza (Ricciardo). Aveva voglia di mostrare che Seb non era soltanto un "pilota automatico" che vinceva grazie alla genialità di Newey e della Red Bull dei miracoli. Certezze minate da una stagione negativa, fin troppo per il pilota tedesco, che alla prima gioia in rosso, la quarantesima della sua carriera, esplode come un bambino davanti al primo giocattolo. 

Una rivincita che aspettavano, da tempo oramai immemore, anche gli uomini in rosso. A Maranello una vittoria non si vedeva dall'impresa spagnola di Alonso, due anni fa. Quasi settecento giorni dopo, sì proprio settecento, che per il Cavallino Rampante rappresentano un'eternità, la Ferrari torna sul gradino più alto del podio. Lo fa in maniera tanto inaspettata quanto bella ed emozionante, che racchiude un inverno di lavoro frenetico, maniacale, che mai però ci si sarebbe aspettati dare questo tipo di frutti. 

Il bambino Sebastian riceve il primo regalo di Natale in maglia Ferrari, lo scarta, lo accarezza, poi lo lancia in aria. La gioia è incontenibile. La quarantesima vittoria in carriera sembra essere la prima di una vita, quella vera, perché per un pilota di Formula Uno, sebbene quattro Mondiali piloti e trentanove vittorie, vincere in Ferrari è qualcosa di più. Magico. 

Ed allora spazio alle emozioni. "Mi sentite? Grazie mille ragazzi, grazie, grazie, grazie, daiiii". E poi, una frase che da un tedesco come lui difficilmente ci si aspetta, ma che rappresenta in toto un viaggio di quattro mesi vissuti intensamente, vissuti per migliorare una macchina troppo brutta per essere vera: "forza Ferrari".

La vittoria di Vettel di ieri rappresenta, forse, un nuovo inizio per la Ferrari, ma deve essere contestualizzata e soprattutto non deve essere interpretata male, dall'ambiente come dalla squadra. Lo sa bene Maurizio Arrivabene, team principal Ferrari, che, seppur emozionato (ma non lo dice ad anima viva n.d.r.), abbassa la testa e lavora al futuro. "È stata la vittoria di tutta la squadra, la strategia è stata ottima la missione è riportare il Mondiale a Maranello. Sappiamo che la Mercedes è fortissima e difficilissima da battere, dobbiamo continuare a lavorare così, il cammino è ancora lungo" ha detto Vettel a fine gara. 

La distanza con la Mercedes è ancora ampia, anche se la forbice s'è ristretta e non di poco. La vittoria è anche merito, in parte, di una strategia sbagliata ai box dei Campioni del Mondo in carica, che s'incartano come dei novellini davanti al terzo incomodo che non s'aspettavano su questi livelli, su questo passo gara. Quasi ignari, o presuntuosi, che la Ferrari e Vettel stessero puntando al gradino più alto. 

L'unico modo per riportare la Ferrari dove gli compete è il lavoro, quotidiano. Vettel lo sa bene, ma si gode la vittoria, la prima di una lunga serie, si spera. "Giornata fenomenale è un po' che non salivo sul gradino del podio più alto, è la prima volta con la Ferrari, non ho parole. Ci sono stati grandi cambiamenti questo inverno, l'accoglienza è stata incredibile. Sono felicissimo, orgoglioso, li abbiamo battuti in una gara normale".

Inevitabile, una volta sul podio, quando suonano in rapida successione quei due inni, uno di fila all'altro, l'accostamento col passato. Deutschland über alles e Fratelli d'Italia, assieme, hanno un sapore unico per i tifosi Ferrari, che sognavano di sentire nuovamente queste due melodie combinate. Ecco, in una sola mattinata l'Italia della Formula Uno si sveglia e si tuffa nel passato, cancellando i dissapori di annate storte. Tornano alla memoria le vittorie, quelle vere, del tedesco per eccellenza. 

"La macchina è ottima, è andato tutto benissimo, sono emozionato, è una giornata speciale che mi porterò per sempre dentro. Ringrazio la squadra e i tifosi. Quello scorso non è stato buon anno, non so perché non riuscivamo a far rendere la macchina al massimo. La Ferrari ha lavorato in modo fenomenale. Arrivare a Maranello era sogno che si avverava, guardavo Schumacher, era il mio mito. Oggi guido la sua macchina, è incredibile". 

Già, Seb, è davvero incredibile! 

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