Dopo l'incredibile epilogo del Gp di Monaco, con Lewis Hamilton costretto a regalare la vittoria al compagno di squadra Nico Rosberg per colpa di una strategia soste suicida, il circus della Formula 1 si sposta a Montreal per il Gp del Canada. Ci si aspetta grande concentrazione da parte del campione in carica, sicuramente determinatissimo a conquistare quella vittoria che a Montecarlo meritava e gli è stata tolta, lui che del resto è sempre stato molto veloce su questa pista. Sarà interessante poi verificare l'evoluzione della power unit Ferrari, dalla quale ci si aspetta un incremento - stando alle voci che circolano in questi giorni - di circa 30 cavalli.

IL CIRCUITO. Innaugurato nel 1976, entrato nel calendario iridato nel 1978 ed originariamente noto come Île Notre-Dame Circuit, il Gilles Villenevue Circuit di Montreal è la sede tradizionale del Gran Premio del Canada, presenza fissa del mondiale con l'unica eccezione della stagione 2009. Il tracciato sorge sull'isola di Notre Dame, un' isola artificiale del bacino del fiume St. Lawrence che bagna la città di Montreal. Si tratta di un circuito del tipo stop and go, vale a dire caratterizzato dal susseguirsi di accelerazioni e brusche frenate. Un layout del genere richiede grandi prestazioni motoristiche, pertanto sarà cruciale per la Ferrari ottenere dall'evoluzione della propria power unit i risultati sperati per avvicinarsi alle Mercedes. Parallelamente anche l'impianto frenante è sottoposto ad un notevole stress, ed infatti parte del merito della vittoria di Daniel Ricciardo della scorsa stagione fu da attribuirsi ai problemi ai freni su entrambe le frecce d'argento. Nell'ultima chicane prima del rettilineo dei box c'è il famoso e temutissimo Wall of Champions, così chiamato perchè, in quella che è una delle statistiche più affascinanti della Formula 1, molti campioni del mondo hanno terminato anzitempo la propria gara distruggendo la propria monoposto su di esso. Michael Schumacher, Damon Hill e Sebastian Vettel alcuni dei nomi. Evitare l'impatto con il muretto è praticamente una sfida nella sfida, infatti l'elevata velocità di percorrenza della doppia curva unita all'aggressivo utilizzo del cordolo (inevitabile in una traiettoria ideale) rende molto complicato mantenere il bilanciamento in uscita dalla variante, infatti anche nella perfezione più assoluta, le macchine passano a pochi millimetri dal cemento.

IL GIRO. Lanciati a tutta velocità sul rettilineo dei box, si percorre in pieno la leggera piega a sinistra posta immediatamente dopo la linea del traguardo, la quale rende impegnativa la staccata per la curva 2, zona particolarmente indicata per i sorpassi: ricorderete certamente il botto tra Massa e Perez lo scorso anno. Scalata in terza marcia per la curva 2 e repentino cambio di direzione sul cordolo interno di curva 3, dove è importante dosare il gas in uscita per non perdere aderenza. Segue un piccolo rettilineo che conduce alla seconda chicane: frenata al cartello dei 150 metri e utilizzo aggressivo dei cordoli, cercando di mantenere la macchina bilanciata onde evitare di finire contro il muretto in uscita, non certo spietato come il Muro dei Campioni, ma pur sempre dignitoso propiziatore di ingressi di safety car! Si percorre poi in piena accelerazione una morbida "S" prima di giungere alla staccata di curva 6: frenata e scalata dalla sesta alla terza marcia, seguita, di nuovo, da sapiente utilizzo del gas in fase di uscita dalla curva 7. Altro rettilineo sul quale si arrivano a toccare i 300 km/h e altra chicane: quì il riferimento per la frenata è rappresentato dal passaggio sotto il ponte, stando attenti al fatto che il cordolo della curva 8 appare immediatamente sulla propria destra e non va mancato se non si vogliono perdere importanti decimi sul giro. Segue un lungo curvone a sinistra da percorrere in pieno prima di giungere alla staccata più violenta del tracciato (indimentdicabile il botto di Kubica nel 2007, per fortuna senza conseguenze per il pilota) quella del lento tornantino di curva 10. Quì è importante cercare di raddrizzare rapidamente le ruote della monoposto per dare subito gas verso il lungo rettilineo che precede l'ultima chicane. In fondo al rettilineo si raggiungono picchi di 330 Km/h in ottava marcia e bisogna staccare al cartello dei 150 metri utilizzando in maniera aggressiva i due cordoli interni della chicane, per immettersi di nuovo - Muro dei Campioni permettendo - sul rettilineo iniziale.