Il confronto col team-mate è il banco di prova più scomodo per ogni pilota. Sia esso di reciproca collaborazione, ostilità, indifferenza, rappresenta il primo, spietato step di selezione perché al netto del mezzo tecnico, capace di scremare tra capitani e gregari, promozioni e stroncature.

In Toro Rosso, la rivalità tra i due galletti Carlos Sainz Jr e Max Verstappen serpeggia dall’inizio della loro convivenza nel box faentino: entrambi figli d’arte giovanissimi e promettenti, sono scommesse in fieri della casa madre RedBull, che li ha presi sotto la propria ala mettendoli l’uno contro l’altro nel team junior, a scornarsi per un posto tra i grandi. Dietro i sorrisi di circostanza, la consapevolezza della posta in palio e il tentativo di superarsi a ogni uscita.

Nella prima metà di stagione i due si equivalgono (di seguito un approfondimento), dando vita a un braccio di ferro serrato che ricorda, in tono minore, le grandi rivalità del passato. Poi arrivano l’Ungheria e il 4° posto di Verstappen, che spezza l’equilibrio in classifica (22-9) ipotecando il confronto interno, mentre Sainz affonda, vittima dell’ennesimo ritiro.

Lo spagnolo è un torello ferito, vede rosso per l’ennesimo guasto che gli preclude punti pesanti, e ancor più per il trattamento di favore riservato al compagno, che usufruisce dell’undercut per sopravanzarlo nel gioco delle soste. La frustrazione è palpabile: offuscato dal compagno sui media, sottostimato dal grande pubblico, ora danneggiato dal team a vantaggio del rivale. Malgrado il rendimento non inferiore a quello dell’olandese, anzi, Sainz vede i propri sforzi vanificati e non ingoia il rospo: “Devono ancora spiegarmi perché non hanno fatto ‘pittare’ me per primo. Potete immaginare la rabbia che provo” – tuona, puntando l’indice contro il team – “Max con l’undercut mi ha sorpassato ai box mentre io sono stato penalizzato. Non riesco a spiegarmelo, stavo facendo un’ottima gara”.

Parole dure, sintomo di un nervosismo strisciante finalmente esploso in una rivalità conclamata che promette scintille da qui in avanti. Le spiegazioni fornite dalla squadra non lo hanno convinto, aggiungendo benzina sul fuoco: “Il muretto aveva l’obiettivo di passare le Williams, e per far sì che ci riuscissimo sia io che Max la strategia adottata sembrava loro la più efficace. Sia io che Max abbiamo chiesto l’undercut, lui nei miei confronti e io nei confronti di Massa, ma l’hanno dato a lui”.

Sainz e Verstappen, Verstappen e Sainz: la storia di due predestinati, forse uno solo. La certezza, però, è che continueranno a battersi come tori (rossi) per i prossimi nove round.