"Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l'automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa". Enzo Ferrari ci lasciava il 14 agosto del 1988. Un uomo che, proprio come si capisce da queste parole, ha dedicato la vita ad una passione, alla rincorsa di un sogno, così grande da sembrare irraggiungibile, così bello da sembrare impossibile. 

Eppure il Drake ce l'ha fatta, dando vita ad uno dei marchi più famosi e amati al mondo, alla Scuderia più vincente nella storia della Formula1, quella per cui tutti i piloti vorrebbero guidare, quella che può vantare il maggior numero di tifosi in tutto il mondo, uno dei pochi orgogli che l'Italia di oggi può ancora vantare.

A ventisette anni dalla scomparsa di Enzo Ferrari, sul sito ufficiale del team di Maranello, il presidenteSergio Marchionne ha voluto ricordarlo così: "Sono passati 27 anni da quando Enzo Ferrari ci ha lasciato, ma oggi i suoi principi e i suoi insegnamenti sono ancora più forti e attuali. La determinazione con cui ha affrontato le tante sfide della vita, il coraggio di prendere rischi e andare contro corrente, l’avida curiosità che lo ha portato a innovare costantemente sono solo alcuni degli esempi che guidano la quotidiana attività di chi lavora in Ferrari. Personalmente vivo questa eredità come un costante punto di riferimento, uno stimolo a fare sempre meglio."

Un'eredità, quella lasciata dal Drake, molto pesante, perché se sei un uomo della Ferrari sei, in un certo senso, "condannato a vincere" e se non ci riesci sei automaticamente oggetto di critiche. Lo sa bene chi la tuta rossa la indossa, fisicamente o metaforicamente, ogni giorno e ha sulle sue spalle il peso di un nome che deve essere legato alla vittoria.

La Ferrari del 2015 sta cercando di riprendersi quello che negli ultimi anni è mancato, punti, podi e vittorie per tornare ad essere quella Ferrari che tutti vogliono: "Sono sicuro che, se fosse qui, apprezzerebbe lo sforzo che stiamo facendo per rendere la Ferrari ancora più moderna e condividerebbe con noi la rabbia agonistica che mettiamo ogni giorno per riportare la Scuderia ai vertici. Un’eredità importante quella di Enzo Ferrari, ma che non è gravosa se viene vissuta con la stessa passione e voglia di eccellere che ha caratterizzato tutta la vita del fondatore” ha concluso Marchionne.

Un'eredità che conosce bene soprattutto Piero Ferrari, che quell'uomo straordinario e geniale ce l'ha avuto come padre e del quale ha potuto condividere la passione in ogni istante della sua vita: “È ogni volta difficile condividere pubblicamente un anniversario così personale come la scomparsa del proprio padre. Eppure lo faccio sempre volentieri, perché ogni giorno tante persone nel mondo mi contattano e mi fanno sapere quanto Enzo Ferrari sia stato importante per loro. Non solo clienti o tifosi, ma anche gente che pur non avendo avuto contatti con la Ferrari vede nel coraggio di mio padre, nella sua capacità di perseguire gli obiettivi un’ispirazione per la propria vita. Per me lui era sì tutto questo, ma aveva anche un lato meno conosciuto che riservava ai suoi affetti, un lato generoso e comprensivo che mi ha fatto sentire in ogni momento della nostra vita. Ogni giorno sono orgoglioso di essere il figlio di Enzo Ferrari e con il mio lavoro e la dedizione alla mia famiglia mi auguro di mettere in pratica i preziosi principi che mi ha insegnato”.

Ventisette anni fa Enzo Ferrari ci lasciava, ma la sua memoria, la sua visione e la sua eredità continuano e continueranno a vivere per sempre negli uomini che, proprio come lui, inseguiranno quel sogno magnifico che è stato il motore della sua vita. Perché, proprio come diceva lui: "La macchina migliore è quella che deve ancora essere costruita" ed è per questo che ci sarà sempre una nuova Ferrari, pronta per essere la migliore, pronta per lottare per la vittoria.