Nella settimana che precede il Gran Premio d’Italia, appuntamento atteso soprattutto dalla Ferrari, è Nicholas Tombazis a prendere la parola. L’ex capo progettista del Cavallino, che ha collaborato alla creazione delle monoposto dal 2006 al 2014, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in cui parla degli ultimi anni a Maranello, con il conseguente allontanamento una volta cambiati i vertici.

Tombazis, che è stato anche capo aerodinamico durante “l’era Schumacher”, non nasconde la delusione del trattamento riservatogli dalla Ferrari, dopo anni di successi e di duro lavoro. Nonostante ciò non dimentica i bei momenti trascorsi a Maranello, quelli impressi anche nei ricordi di tutti gli appassionati: “Le sensazioni ora sono miste, complicate. Ma non potrò mai permettere a questa amarezza di cancellare i momenti belli ed il fatto che io alla Ferrari ho dato il cuore. Torno a casa, ad Atene, ma la grinta del mio popolo sarà come una bussola”.

Niente più viaggi, si torna in patria, aspettando di tornare ad essere parte del circus, di quel mondo che tanto gli ha dato e a cui tanto ha donato. L’addio è stato per Tombazis una doccia fredda e lo spiega chiaramente, raccontando anche alcuni sviluppi interni riguardo ai nuovi progetti delle monoposto: “La Ferrari avrebbe potuto mandarmi via in altri momenti, ma ora è stato secondo me illogico. Non voglio tirarmi indietro dalle mie responsabilità, ma ho lavorato molto meno sulla macchina del 2014 rispetto alle altre per il semplice fatto che il team era stato organizzato in un certo modo. Inoltre la vettura del 2015 è stata quella su cui ho lavorato per tempo, dopo quella del 2008. In più quella attuale è stata anche la prima ad usufruire della galleria del vento aggiornata. Raggiungere la Mercedes sarebbe stato impossibile e anche oggi lo si vede chiaramente, ma sicuramente avremmo avuto dei miglioramenti. Però il mio stato d’animo non era lo stesso di coloro che erano approdati poco prima in Ferrari. Forse sono stato un capro espiatorio, ma indubbiamente mi sarei aspettato un trattamento diverso . La macchina del 2015 è stata frutto del lavoro mio come d’altronde di altri. È stata pensata un anno prima ed è andata forte già da subito, quando era in produzione già all’inizio di dicembre. Mi sarei aspettato il riconoscimento che meritavo per aver contribuito e mi chiedo cosa avrebbero potuto dire se la SF15-T fosse riuscita male, invece di portare buoni risultati.”.

C’era aria di cambiamenti già dall’inizio della scorsa stagione, quando lo stesso Stefano Domenicali venne allontanato per lasciare spazio (anche se per breve tempo) a Marco Mattiacci: “Se le teste cadono non puoi stare tranquillo – aggiunge Tombazis – Mi è dispiaciuto sia per Stefano che per Montezemolo. Loro mi hanno sempre dato fiducia e non averli più vicino è stato difficile, pesante. Tutti noi abbiamo commesso degli errori, ma c’è da dire che il 2015 è iniziato un anno prima e con il team dell’epoca”.

Un titolo mondiale indubbiamente avrebbe risollevato il morale di tutti, placato gli animi e, forse, evitato alcuni sconvolgimenti che sono diventati una conseguenza di una mancanza di risultati: “Dal 2009 non abbiamo mai avuto una macchina competitiva. Dopo aver lottato con la McLaren nel 2008 siamo sempre arrivati in ritardo. Ragionavamo più sul momento e non pensavamo a lungo termine, al futuro. Si è quindi creato un circolo vizioso che ha creato un effetto domino, che solo James Allison è riuscito a fermare. Lui mi ha messo nelle condizioni di poter lavorare alla vettura del 2015. Mi dispiace solo che non abbia avuto quel poco di pazienza che serviva per attendere i risultati. Il fatto che Andrian Newey ci abbia battuto non mi stupisce, lui è un genio e inoltre le squadre inglesi non hanno la forte pressione che si ha in Ferrari. Da noi l’ambiente era peggiorato, si lavorava sempre sul filo e questo non permetteva di avere una visione a lungo termine. C’è stato in più uno sviluppo diverso, con le ali più larghe era necessaria una galleria del vento aggiornata, di cui noi non disponevamo”.

Ma Tombazis afferma che i presupposti per la vittoria di un titolo c’erano, più che altro perché la Ferrari disponeva del pilota migliore. Fernando Alonso, secondo l’ex capo progettista, è il pilota attualmente più forte, ma non ha mai avuto la monoposto che meritava: “Dal 2010 la Red Bull ha vinto per una manifesta superiorità, ma Fernando l’ha quasi battuta. Indubbiamente il titolo ci avrebbe aiutato, ma più che altro a livello psicologico. Rimpiango il fatto che la Ferrari non gli abbia mai dato una macchina vincente. Per molto tempo è stato il migliore pilota e probabilmente lo è ancora. Ma con il tempo gli è venuta a mancare la fiducia. È normale. Ma se la macchina era da quinto posto, Fernando la portava al quarto. Secondo me la Ferrari avrebbe fatto bene a tenere lui”.

Il pensiero dunque va subito a Sebastian Vettel, che ha preso il posto dello spagnolo a partire da quest’anno, portando per due volte la Ferrari sul gradino più alto del podio. Tombazis parla anche di lui: “Vettel l’ho visto poco, ma mi è sembrato serio e aperto nello stesso tempo. Mi sarebbe indubbiamente piaciuto lavorare con lui. Paragonarlo a Schumacher? Se con gli altri è difficile, con Michael è impossibile”.