Settembre è un mese strano, alquanto difficile e fastidioso ai più. Si torna dalle vacanze, quelle estive, che segnano ancora il corpo e la mente. Così come la vita quotidiana, anche lo sport, in questo caso il motor-sport e la Formula Uno vivono un periodo simile, che trascina gli appassionati ed i protagonisti del Circuit dalla torrida e rovente estate dall'Hungaroring ai due storici circuiti: prima si passa dalle curve e dal sali-scendi di Spa-Francorchamps, successivamente a quello a noi più caro.

Il Gran Premio d'Italia, che si disputa con cadenza annuale a Monza dal lontano 1950 (eccezion fatta per il solo 1980), rimasto orfano del fratello imolese da tempo, racchiude in sè la passione di un popolo, rosso per la maggior parte, che aspetta in trepidante attesa l'evento che sancisce di fatto, assieme al collega belga, l'ingresso nella parte più calda e decisiva del Mondiale. Nella testa, nel corpo e soprattutto nell'animo del tifoso, l'appuntamento con la storia, con la tradizione e con la passione è qualcosa che difficilmente può essere raccontato tramite parole.

La fortuna e l'onore di avervi partecipato oramai tre anni or sono rievoca, alla vigilia di tale appuntamento, i ricordi di una giornata a dir poco indelebile nella mia mente. Alonso si giocava, in quell'anno, il titolo Mondiale contro Sebastian Vettel, e per un motivo o per un altro, lo perderà, anche se questa è tutta un'altra storia seppur legata al Gran Premio in questione.

Il nostro weekend lombardo inizia il sabato mattina, quando il caldo attanaglia ancora i viali alberati del Parco di Monza. L'ansia, l'adrenalina, per chi è vergine di questo posto, è alle stelle. In lontananza, quando siamo con i miei fidati amici partenopei ancora all'esterno del circuito, si sente indistintamente il rombo di quei motori sognati per una vita. La pelle, inevitabilmente, s'accappona.

In pista non ci sono i big, è tempo di prove e qualifiche delle minors, ed è il momento giusto di un giro nell'autodromo per iniziare a conoscer posti, respirare e vivere la tradizione, studiare le strategie per trovare la location dove seguire le prove, ma soprattutto per decidere di comune accordo (più o meno) dove vedere la gara il giorno dopo. Prendiamo posto al culmine della parabolica, laddove le auto sfrecciano al termine di un lunghissimo curvone in piena, prima di affrontare il lunghissimo rettilineo oppure rientrare ai box. Prima di prendere il via, con la trepidante attesa che annebbia sempre più la mente nell'attesa di vedere quella macchia rossa, dal paddock si ode il rombo del primo motore che si accende. Inevitabile il brillìo negli occhi.

Le auto iniziano a girare, c'è Hamilton con la sua Mercedes grigia scintillante che dominerà il weekend, c'è Perez, ci sono Ricciardo, Vettel e Button, ma l'attenzione viene inevitabilmente meno quando il frastuono del pubblico annuncia l'ingresso in pista dell'idolo locale: Fernando Alonso scende in pista ed essendo al culmine del giro, attendiamo il passaggio del nostro idolo come il Messia con trepidante aspettativa. "L'emozione non ha voce" ha ragione, tanta, Adriano Celentano. Il ritorno a casa dalle qualifiche non è dei migliori: Alonso è decimo, bloccato da un guasto da pochi euro, mentre a rallegrare il popolo Ferrari ci pensa Massa con il suo terzo posto.

La giornata di domenica inizia presto. L'evento e l'eccezionalità dell'appuntamento lo richiede. Decidiamo di svegliarci presto in cerca del miglior posto possibile lungo il circuito, nella speranza all'apparenza più che vana, di vedere un sorpasso, magari dell'asturiano. La decisione, mai fu migliore, cade sulla posizione diametralmente opposta a quella del giorno prima, ovvero al termine del rettilineo immediatamente precedente alla parabolica.

Le ore che precedono la gara vengono allietate, oltre che dallo shopping sfrenato e dall'ambiente che trasuda passione in ogni dove, da un giovane pilota della categoria Porsche a cui ci affezioniamo particolarmente: tale Sebastiaan Bleekemolen è preda di un'infelicissima partenza, di un incidente, ma anche di una rimonta che, giro dopo giro, secondo dopo secondo, ci rende partecipi di una gara che serve soltanto a stemperare la tensione pre partenza. Si passa al piatto forte di giornata: il giro di ricognizione è già impagabile di suo, e funge da eccitante passerella e preambolo a quello che sarebbe successo di lì a poco.

Il semaforo verde lancia la corsa. Noi la seguiamo dal maxi schermo, oltre che dal fragore del popolo ferrarista, che accompagna ogni giocata di Alonso, autore di un inizio a dir poco clamoroso. Due sorpassi nel giro di pochi metri, poi l'impensabile. L'uscita dalla variante Ascari (la 's' che precede il nostro rettilineo) è a noi cieca, riusciamo solo a scorgere l'ombra delle auto al di là del cavalcavia che attraversa il penultimo rettilineo e ci occlude la visuale. Fatta eccezione per Hamilton che è già scappato, tutte le attenzioni sono per vedere dove è Alonso, che si presenta negli scarichi di Kobayashi, lo scarta sfruttandone la scia, per completare il sorpasso davanti ai nostri occhi increduli.

Fernando è settimo alla fine del primo giro, che permetterà all'iberico di restare aggrappato al resto del gruppo di testa. I duelli durante la gara sono infiniti, emozionanti e regalano ai presenti uno dei gran premi più belli degli ultimi anni. Michael Schumacher, motivo della nostra presenza numero due, di poco meno importante del guardare per la prima volta la Ferrari dal vivo, mette in mostra tutto il suo sconfinato talento. Tra i molteplici sorpassi a raffica del teutonico, che chiuse con uno stupefacente quarto posto, ne ricordo indistintamente uno, ai danni del povero Di Resta: l'unicità del sorpasso, sebbene in quel settore gli avvicendamenti siano stati numerosi, fu data dalla staccata impressionante, oltre che tardiva, che il pluri-titolato fenomeno effettuò, tra il delirio e l'incredulità della folla.

La gara si chiude con Hamilton che beffa Perez, ma principalmente con il podio di Alonso (che in quel momento ci sembrò un grandissimo risultato, ma che perse il Mondiale a causa del sorpasso subito dal messicano nelle ultime fasi). Gli ultimi giri li viviamo accanto al cancello che di lì a poco verrà aperto per la consueta invasione. Al termine della gara ci tuffiamo sull'asfalto ancora rovente per prendere i posti migliori sotto al podio. La festa, l'atmosfera, la gioia nel vedere il rosso sul podio...

Tutto questo è Monza. Un'emozione rampante, in una giornata indimenticabile.

A margine, qualche immagine della giornata.