LEWIS HAMILTON 9 

Conclude l’anno scuro in volto, ehm, adombrato. Protagonista di un autentico ‘one man show’, con 10 vittorie nelle prime 16 gare, per poi capottare, a titolo incassato, sulle curve pericolose di Rihanna e qualche bagordo di troppo; infrollito dalla mondanità e da un’autocelebrazione protrattasi oltremodo, scomposta nei gesti come nelle parole rivolte ai malcapitati colleghi: Rosberg, Vettel, Alonso, finanche l’inerme Schumacher. Una ‘tamarreide’ opposta al rigore aziendalista del suo alter-ego in Mercedes che, uscito dal letargo, irrompe da guastafeste al suo party privato e lo mette in disparte. Inaudito per il Gatsby di Stevenage, disuso a buscarle dal gregario e men che meno disposto a concedergli la ribalta in condominio. Il team coccola lo sfidante ritrovato e lui che fa? Punto nell’orgoglio, s’impunta come un'amante tradita insinuando l’aiutino ai trionfi dell’altro. “Eh, che maniere! Tutti ce l’han con me perché son piccolo e nero!”.

NICO ROSBERG 7

Il voto va alle sue doti di rilancio. Alludiamo, ovviamente, alla striscia di pole e vittorie con cui ha sporcato, crediamo con immensa goduria, l’anno perfetto di Hamilton. Ma anche al ‘tiro del cappellino’, gesto eseguito con mirabile tecnica nel retropalco di Austin: la prima, sanguigna reazione al bullismo dell’inglese dopo un’intera estate di latitanza. Evviva. Avesse dato cenni di vita prima, in pista, saremmo forse a commentare un duello vibrante sulla falsariga del 2014. Invece tocca contentarsi della sua resurrezione fuori tempo massimo, quando già lo pensavamo da rottamare dopo gli uccellamenti di Suzuka ed Austin. Niente da fare, l’estinzione di Nico è forse rinviata al prossim’anno, quando lui, Hamilton, Wolff e Lauda si ritroveranno tutti insieme appassionatamente nel box Mercedes, la cui ‘temperatura’ si misura ormai in ghiaccioli. C’eravamo tanto amati.

SEBASTIAN VETTEL 9

Oltre ogni più rosea aspettativa. Seb ha zittito gli scettici calandosi alla perfezione nella realtà ferrarista. Talentuoso, tedesco solo sul lavoro, affabile. Di più, amabilmente ruffiano: ha tutto per piacere agli italiani. Strappa tre vittorie alle Mercedes capitalizzando le poche occasioni utili e si batte per la riconferma di Raikkonen in Ferrari: e dove lo ritrova un compagno di squadra così abbordabile!? Parla italiano già meglio di Schumacher e Lapo Elkann, si è consacrato persino come cantante. Le sue performance nazional-popolari non sono passate inosservate e potrebbero valergli presto una tournée in Russia a fianco di Albano e Romina Power.

KIMI RAIKKONEN 6

La sufficienza, risicatissima, per aver sottratto a Bottas il quarto posto in piena zona Cesarini. Per il resto meglio tacere, cosa che peraltro gli viene benissimo. E’ che non si capisce come faccia a conservare il posto da un anno a questa parte: oltremodo lento e falloso, espressivo quanto un Replicante di Blade Runner (ma questo già si sapeva), poco funzionale al mercato (in Scandinavia si vendono slitte, più che Ferrari) e con un salario non proprio da austerity. Il Kimi 2014-2015 sta alla Ferrari come Bobo Vieri all’Accademia della Crusca: cui prodest? All’autostima di Vettel sicuramente…

VALTTERI BOTTAS 6,5

Dovessimo valutarlo in carisma, ci toccherebbe scomodare il Pupazzo Gnappo. Il buon Valtteri è così insipido che passerebbe inosservato anche al Salone della Motoslitta di Helsinki. Non fraintendeteci, però: l’alunno c’è e si applica. Mediano di razza, ha mancato d’un soffio il quarto posto di Raikkonen pur con un mezzo inferiore, specie nella seconda parte dell’anno. Di più non era dato chiedergli. E’ che manca l’acuto, il colpo ad effetto; quell’exploit di giornata che lasci intravedere la stoffa del purosangue. L’artista oltre l’artigiano. Per adesso, invece, Bottas si dedica ai mondiali di regolarismo, rivaleggiando col connazionale Raikkonen in piazzamenti e comunicativa: all’ultimo sangue freddo.

MAX VERSTAPPEN 8

L’abbiamo capito: il ragazzino, figlio di poca arte, ci sa fare. Poco importa se il padre Jos si curi di rimboccargli le coperte nel motorhome ed accompagnarlo in pista, perché privo di patente. Parafrasando Stoner, il piccolo Max ha un talento pari alla sua ambizione, e almeno a metà dei suoi brufoli. Meritatissimo ‘Premio Anti Bromuro 2015’, Ecclestone dovrebbe stornare a lui e CARLOS SAINZ JR (voto 7,5) una fetta cospicua dei diritti tv, per aver destato gli spettatori dal rigor mortis a suon di ruotate. Fratelli-coltelli pronti a scannarsi per le attenzioni esclusive della ‘madre’ Red Bull, Max e Carlos scapicolleranno una stagione ancora nell’asilo Toro Rosso prima di decidere cosa fare da grandi. In attesa di capire se la tetta di patron Mateschitz zampillerà latte di vacca o olio esausto.

FERNANDO ALONSO NP (NON PERVENUTO)

Come un disco rotto, va ripetendo di aver fatto la scelta giusta a lasciare la Rossa. La sensazione è che dietro l’ottimismo di facciata inizi a farsi largo il terrore di aver cannato l’ultima mossa di una seconda parte di carriera da eterno Godot: castrato sul più bello dall’irruzione sulla scena di Hamilton (2007), parcheggiato in una Renault ormai smobilitata (2008-2009) e, infine, sfibrato da una Ferrari in costante involuzione (2010-2014). Ferito nell’ego, risponde piccato “Secondi o ultimi non cambia nulla”. Sarà, ma sfidare le Manor col motore di un camion (parliamo di velocità, non di robustezza) non deve essere granché divertente, nemmeno se ti ricoprono d’oro. Al momento non gli resta che perfezionare l’abbronzatura brasiliana e imbottirsi di sake per dimenticare un’annata da figurante, la prima conclusa dietro al compagno di squadra (BUTTON 6,5). E sperare, più che in una scossa (quella l’ha già avuta al Montmelò), in un vero e proprio miracolo dal Giappone. Altrimenti, per il Samurai di Oviedo, sarà stato solo l’ennesimo, tragico harakiri.