Non è tutto oro quel che luccica. Da due anni a questa parte il Team Mercedes è divenuto il ‘Re Mida’ dello schieramento facendo incetta di vittorie, titoli, record (solo quest’anno 16 vittorie, 18 pole e 12 doppiette in 19 corse). Eppure ha una cambiale in scadenza: rimettere in riga i propri piloti per salvaguardare il futuro.

Non è un segreto: Hamilton e Rosberg sono ai ferri corti, oggi più che mai impegnati a suonarsele in pista e fuori; tra ruotate (inferte solo dall’inglese, per la verità), lanci del cappellino e provocazioni verbali che hanno guastato il clima e creato divisioni nel box. Con Niki Lauda ad eccitare tra le righe il machismo dell’inglese e Toto Wolff a rincuorare il tedesco.

Così proprio non va, come ammesso dallo stesso Wolff. “Ogni domenica uno dei due piloti è arrabbiato, e questo si riflette in negativo sul team. Il nostro punto debole è proprio il rapporto tra Hamilton e Rosberg, che porta a delle spaccature interne alla squadra”.

Spaccature che potrebbero essere fatali nel 2016, a fronte di una Ferrari in crescita costante; e che potrebbero determinare una svolta nella composizione della line up. “Abbiamo scelto di avere due piloti di primo livello per crescere più in fretta possibile, ma ora la situazione sta diventando difficilissima da gestire e per il bene della squadra credo che tutto ciò possa portare a un cambio dei piloti in futuro”.

Al momento Rosberg è, dei due, l’uomo con minori garanzie: il suo contratto scadrà al termine del prossimo anno (con opzione per il rinnovo) mentre Hamilton è in teoria blindato fino al 2018. Entrambi hanno comunque argomenti validi alla propria permanenza.

L’inglese ha vinto due Mondiali col team, è il pilota di maggior talento e garantisce un’attenzione mediatica senza pari, pur dettata da un’eccentricità poco in sintonia col marchio; genio e sregolatezza al potere. Il tedesco, si sa, ne è l’esatto contrario: rigoroso, applicato, aziendalista, sobrio nelle parole e nei gesti, perfetto ambasciatore del brand Mercedes nel mondo; il faticatore di lusso che ogni capo desidera. Wolff, che ne conosce perfettamente pro e contro, si è limitato a sottolineare come sia “importante avere in macchina piloti di talento, ma vogliamo lavorare soprattutto con delle brave persone”.

Non si è fatta attendere la risposta beffarda di Lewis Hamilton: “Io e Nico abbiamo creato problemi alla squadra? Abbiamo vinto 16 gran premi su 19, non direi”.

Per spiegare gli attriti con Rosberg, l’iridato ha fatto riferimento alla doppia anima della Formula 1: una competizione individuale per uomini e una guerra di marchi (e interessi) allo stesso tempo. Difficile conciliare esigenze così diverse. “Più che altro non credo che dovremmo essere definiti compagni di squadra. – ha commentato l’inglese - Il problema è che si corrono due campionati in uno, mentre nel calcio, per esempio, il campionato è uno solo. In F1 c'è il Mondiale costruttori ed è quello per cui siamo assunti e pagati dalla scuderia. Ma parlando individualmente si corre anche il Mondiale piloti, e noi piloti vogliamo vincere quello. E quindi tutto si fa difficile, è normale che la tensione tra piloti monti a dismisura”.

In ogni caso Hamilton ha tenuto a sottolineare l’apporto di entrambi, rendendo per una volta merito al team-mate. “Quest'anno non si può dire che siamo stati distratti da questa tensione, abbiamo portato a casa 16 vittorie, può sembrare scontato, ma la realtà è che abbiamo fatto entrambi un grande lavoro. Non abbiamo creato il minimo problema, l'energia all'interno del team è rimasta alta e così sarà sempre. E questo perché facciamo quello che facciamo e in questo modo. Io e Nico non saremo mai i migliori amici, ma in un qualche modo facciamo funzionare le cose. I momenti di tensione non mancano, ma credo che questo succeda in tutti gli sport”.

Competizione accesa o tensione distruttiva, a questo punto solo la stagione 2016 potrà fornire risposte concrete. Hamilton, in ogni caso, non sembra farsene un cruccio. “Mi sento bene, non si può mai sapere del futuro ma lavorerò duro sul fisico per tornare in pista più forte. Corro ormai da 22 anni, quello che ho fatto in passato ha sempre funzionato”.