"Oh it's such a perfect day, i'm gald i've spent it with you": così avrà probabilmente cantato Takuma Sato, novello Lou Reed,  alla sua DW12, che finalmente lo ha portato a conquistare quella vittoria che per un motivo o per l'altro gli era sempre sfuggita. Una vittoria a lungo agognata e che finalmente è arrivata in una delle gare più importanti della stagione, quella di Long Beach, la Montecarlo della Indycar, su una pista dove anche la Formula 1 scrisse pagine leggendarie, anche se a volte drammatiche, come in quel maledetto 1980 quando Cley Ragazzoni rimase vittima di un terribile incidente che pose fine alla sua carriera di pilota di Formula 1. La gara è stata caratterizzata da molti colpi di scena e da molti interventi della pace car, visto l'elevato numero di incidenti che fin dai primi giri hanno movimentato la gara: una gara che Hinchcliffe, Hunter-Reay e prima di tutti Saavedra, avevano concluso anzitempo.

Mr- 250 - Sole e pubblico delle grandi occasioni: questi gli ingredienti che fanno da cornice agli 80 giri da percorrere sulla pista di Long Beach. Prima della festa c'è però un momento di riflessione per ricordare le vittime del folle attentato di Boston, quindi l'immancabile esecuzione dell'inno e poi via, con il più classico degli "start your engine" che per una volta tanto classico non è, dato che il maestro di cerimonia cambia la formula. Poco importa, ciò che conta è che un attimo dopo il rombo delle 27 DW12 si alza neil'aria di Long Beach. Davanti a tutti c'è Dario Franchitti, che festeggia al meglio la sua partenza numero 250, ovvero centrando la pole position davanti ad Hunter-Reay, mentre i nseconda fila partono Power e Sato.  Al via tutto procede regolarmente e il gruppone passa indenne la prima, delicatissima staccata, mantenendo di fatto inalterate le posizioni in griglia: il pastrocchio lo combina nelle retrovie il rampante rookie Tristan Vautier, che finisce letteralemente negli scarichi del povero Scott Dixon, che finisce contro il muro e quindi ai box a cambiare il musetto. Non c'è bisogno dell'intervento della vettura di sicurezza, ma la tranquillità dell'equipaggio della pace car e degli addetti alla pista dura poco, per l'esattezza tre giri: ci pensa Saavedra a chiamarli subito all'opera, finendo la sua gara contro il muro di gomme dopo un lungo in staccata. Week-end  da dimenticare per lui, dato che già nelle prove era stato vittima di un incidente.

Caution, caution e ancora caution! - Dopo 5 giri passati in fila indiana dietro la pace car, è temo di restart: Hunter Reay fulmina Franchitti, il quale risponde alla prima staccata infilando la vettura gialla numero 1 e riportandosi in testa al Gran Premio. Dietro allo scozzese è show di Sato, che sfrutta lo stint maggiore garantitogli dalle gomme dure per infilare un RHR alle prese con gomme in disarmo, così come in difficoltà appare Power, anch'egli alle prese con il degrado delle sue soft. Al giro 29 un primo momento chiave: Kimball e Tagliani se le danno di santa ragione ma finiscono entrambi a muro, costringendo la direzione corsa a far intervenire nuovamente la pace car, mentre dal cant osuo Franchitti conferma l'oscar della sfortuna litigando ai box con una gomma capricciosa che gli fa perdere un bel po' di tempo. Chi ne approfitta di tutto questo caos è Takuam Sato, che si insedia in testa alla gara: di fatto il giapponese non mollerà più la leadership fino al termine della gara, ma prima ne deve passare ancora di acqua sotto i ponti. Perchè ad esempio alla ripartenza si autoelimina James Hinchcliffe, che dopo la vittoria iniziale incappa nel secondo zero consecutivo dopo quello di Barber. Al giro numero 51 è invece Ryan Hunter-Reay a finire le sua gara a muro, fatale un errore di sorpasso ai danni di Ana Beatriz: lungone in frenata e pam, macchina distrutta contro il muro di gomme: ennesimo intervento della safety car e rientro di massa ai box, dove Vautier e Power combinano un patatrac, con il francese che viene fatto uscire dalla sua piazzola proprio nel mentre in cui sopraggiunge Power e il contatto è di fatto inevitabile.

Al 55esimo giro si riparte, con Kimball che si fa vedere aggressivo verso Sato: un po' troppo, visto che sbaglia la staccata e finisce dritto nelle protezioni. Fortunatamente riesce a ripartire (trascinandosi un telone pubblcitario in giro per la pista) e a scongiurare l'ennesima caution. Da quel momento in poi non accade più nulla o quasi: Sato per una volta riesce a fare a a meno delle sua naturale propensione a fare danni e gestisce sereno fino al traguardo, mentre a regalare l'ultimo sussulto di una gara comunque piacevole ci pensano Servia e Kanaan, con lo spagnolo che tenta un attacco - invero assai scriteriato- ai danni del buon Tony, che termina la gara a muro quando alla bandiera a scacchi mancava poco più di un giro. Vince quindi sato, che precede Rahal e Wilson, mentre Franchitti chiude al quarto posto.

Primo giapponese - Con questa vittoria, Takuma Sato diventa il primo pilota giapponese a vincere una gara di Indycar, mentre il team owner, A.J. Foit, torna a festeggiare una vittoria di un suo pilota dopo ben 11 anni di astinenza. La Indycar torna fra due settimane con l'unica trasferta fuori dal territorio nord-americano: si va a correre a San Paolo, Brasile. Chissà che l'aria di casa non faccia bene a Kanaan e soprattutto a Castroneves, oggi finito lontano dalle prime posizioni. Lontanissimo anche Power, che deve tornare al più presto nelle posizioni che contano se vuole sperare di poter finalmente mettere le mani su un titolo che da tre anni ormai gli sfugge in maniera beffarda.

VAVEL Logo
About the author
Alessandro Gennari
Schermidore a scoppio ritardato, rugbista mancato, ciclista negato, tennista si fa per dire. Storico per laurea, giornalista per amore dello sport. Presto la mia tastiera al servizio di scherma, tennis, sci alpino, nuoto e chi più ne ha più ne metta.