Ancora una volta parliamo di CIV e lo facciamo con un’altra intervista.  Questa volta però a risponderci non sarà un pilota, bensì  un giovane meccanico impegnato per questa stagione con il Team PRT che ha in moto3 il pilota lombardo Alessandro Torlaschi, suo fratello maggiore. Il suo nome è Alessio Pasotti e già all’età di 17 anni si dà da fare per raggiungere il suo obiettivo più grande: diventare un meccanico del mondiale.

Ecco l’intervista realizzata con grande entusiasmo da parte di “Pasox”, così viene chiamato dagli amici del paddock.

Ciao Alessio, grazie per donarci il tuo tempo in questa intervista innanzi tutto. Una curiosità, da dove è iniziata questa tua passione per il mondo dei motori e delle due ruote?

Ciao e grazie a voi! La passione per i motori me l’ha passata proprio mio fratello Alessandro. Tutto è iniziato nel 2004 quando lui scese su una moto da supermotard su una pista qua vicina, nel 2005 si iscrisse ad un campionato della Capirossi Safety School, lì mossi i miei primi passi dentro ad un paddock e questo possiamo considerarlo come l’inizio della nostra storia…

Il mondo delle moto non è composto solamente da piloti, anzi, il pilota in generale è la ”parte finale” di un grande lavoro, una parte senza dubbio determinante però non l’unica in gioco. Nonostante questo sono maggiormente i piloti ad essere in vista rispetto ai meccanici e gli altri che lavorano dietro le quinte, cosa ne pensi?

Certo, sicuramente dietro tutte quelle belle cose che si vedono in televisione vi è sì un duro lavoro che inizia dal giovedì quando noi meccanici arriviamo in pista ed iniziamo a montare tutte le nostre impalcature e strutture ed il box per creare quell’ambiente sicuro e confortevole che poi accompagnerà noi ed il pilota per tutto il weekend di gara.  Riprendendo la domanda… Sì, è vero, i piloti sono più notati ed in vista ma sono anche la nostra immagine e senza di loro non potremmo avere tutto questo.

Hai iniziato da spettatore e poi come aiuto meccanico, di sicuro avrai avuto anche una preparazione accademica di base per poter affrontare le stagioni passate… In poche parole, come seri arrivato a fare ciò che fai?

 E’ stato dalla fine della stagione 2012 che ho iniziato ad interessarmi anche alla parte meccanica della moto ed essendo iscritto ad un Istituto ad indirizzo meccanico ho pensato di chiedere al Team PRT di Ravenna  se avrebbero potuto inserirmi nella squadra come aiuto meccanico. Così loro hanno iniziato a spiegarmi tutti i vari componenti di una moto e tutti gli attrezzi che servono per lavorare su di essa e dal 2013 ero pronto per iniziare la mia prima intera stagione da aiuto meccanico in questo Team nel trofeo Honda Moto3 nel Campionato Italiano, è stata una stagione bellissima e ricca di nuove conoscenze.

Il team: come è il rapporto e qual è l’ambiente nei vari momenti della vita da paddock con i tuoi colleghi? E’ cambiato qualcosa da quando eravate inseriti con il trofeo in Coppa Italia ad ora con l’ingresso in Moto3 nel CIV?

 Il rapporto con la squadra è una cosa meravigliosa, si ride e si scherza spesso e siamo accomunati dalla stessa passione per i motori. Quando c’è da lavorare siamo comunque super professionali specialmente nei dettagli, sono quelli a fare la differenza. Come probabilmente ho già detto nel 2013 abbiamo fatto un’ottima  stagione finendo secondi nel trofeo Honda e quindi quest’anno è il nostro primo anno in Moto3 al CIV. Certo, l’ambiente è diverso, ci sono più spettatori sia al sabato che alla domenica che accorrono per vedere le gare, inoltre il CIV ha adesso una notevole copertura televisiva, Sky ad esempio trasmette in diretta le gare (non di tutte le categorie) e questo rende ancora più bello questo campionato di tutto rispetto.

Il pilota: Alessandro Torlaschi, tuo fratello.  Com’è il tuo rapporto con lui in pista e nella vita quotidiana?

 Il rapporto con mio fratello è bellissimo sia fuori che in pista. Nei 4 giorni di gara io lo seguo pur facendo il meccanico, da lontano con il binocolo ad esempio e consigliandolo o motivandolo alla sera o prima della gara. Negli anni passati quando lo seguivo semplicemente facevo un po’ l’Uccio della situazione (spalla destra di Valentino Rossi). Quando siamo a casa nella vita quotidiana lo seguo tutti i giorni poiché, per chi non lo sapesse, un pilota deve seguire un certo stile di vita ed avere un’adeguata preparazione atletica e fisica per riuscire a dare il massimo nelle gare, dunque lo seguo in palestra dove anche io mi tengo in forma e nella sua alimentazione.

La stagione 2014 di Alessandro è iniziata in salita con l’infortunio a Imola per i test appena una settimana prima  dall’apertura del Campionato, come avete superato il momento difficile?

Esattamente, è stato un 2014 iniziato in salita. Ai test ufficiali pre-campionato Alessandro in seguito ad una caduta ha riportato una frattura a tibia, perone e 4 metatarsi del piede sinistro, l’umore è calato subito soprattutto per il pilota ma anche per me  e tutto il team. Vedere le prime due gare da casa in tv non è stato per niente facile, è stato bruttissimo.  Fortunatamente siamo tutti animati da una forte passione ed è quella che non ti fa mai mollare, che ti fa rialzare, sempre. Con molta volontà dopo  il mese di gesso Alessandro ha iniziato con la fisioterapia e grazie anche alla Clinica Mobile del CIV siamo rientrati in pista prima del previsto, per la gara di Vallelunga a Maggio quando invece i medici avevano predetto un rientro per la gara che si terrà a Luglio a Misano.  Dobbiamo appunto ringraziare di cuore la Dott.ssa Sangiorgi e tutto lo staff della Clinica Mobile che ci ha permesso il rientro per la 3° e 4° tappa del CIV,  dove purtroppo abbiamo ottenuto due ritiri in entrambe le gare a causa del dolore insopportabile.

Ti va di spendere due parole sulla carriera di Alessandro? Piani a breve e lungo termine per la sua carriera sulle due ruote?

 Alessandro, come ho già detto, ha iniziato la sua carriera nel 2004  a 17 anni correndo poi la sua prima stagione nel 2005 con una 125 sport production nel campionato Cagiva Mito organizzato dalla Capirossi Safety  School ma non andò bene a causa della sua inesperienza e ad un team poco adatto. Nel 2006 con 4 vittorie e 2 secondi posti riuscimmo a vincere il suddetto campionato. Ci ha penalizzato molto il fatto di aver iniziato molto tardi rispetto a molti piloti che corrono già a 5 anni nei campionati di minimoto. Per quest’anno la sfortuna con l’incidente a Imola ha condizionato un po’ tutto il nostro primo anno in Moto3 al CIV per il quale nutrivamo molte speranze, il prossimo 26/27 Luglio al top della condizione fisica cercheremo di stare tra i primi. Per il 2015 non vi sono piani definiti ma penso che resteremo per l’ultimo anno in Moto3 (28 anni è il massimo di età consentito per la categoria al mondiale) e ci piacerebbe riuscire a fare una wild card nelle tappe mondiali che si disputano in Italia. Di sicuro in futuro dovremo purtroppo passare a cilindrate maggiori, vedremo.

Invece quali sono i piani per il tuo futuro professionale? Inoltre, cosa ti sta insegnando questa esperienza?

 Per  me stesso, non ho dei piani futuri ben definiti, anzi a dire la verità… si ne avrei, avrei voglia di rimanere in questo mondo per sempre anche se qua il tutto è un po’ precario, un anno ci sei e l’anno dopo  magari sei fuori. Spero di continuare questa esperienza bellissima che  mi insegna a condividere con gli altri una bellissima passione e come comportarsi secondo determinate regole.

Il tuo idolo tra i piloti ed il tuo idolo o esempio da seguire tra i meccanici?

 Per quanto riguarda i piloti vabbè… il mio idolo è sempre stato Valentino, mi piace anche come simpatia e stile di guida Mattia Pasini. Come modello in quanto a meccanico posso dire che al mondiale sono tutti dei grandi professionisti e per arrivare ai loro livelli la strada è lunga e non facile, tuttavia ho un riferimento ben preciso: si tratta di un meccanico che in passato ha lavorato anche nel nostro team e ho avuto la fortuna di conoscere e che adesso grazie ai suoi sacrifici ed al suo duro lavoro e studio è riuscito ad approdare al Team Mahindra Moto3 del Motomondiale, si chiama Marco Barbiani. E’ stato davvero un onore conoscerlo, parlarci e condividere la nostra passione nel box con lui e tutto il team in passato.

Un ragazzo molto giovane inserito nella vita da paddock, aspetti negativi  e positivi che hai notato nell’ambiente?

Sì ho 17 anni e ai miei occhi la vita da paddock presenta due aspetti principali, uno positivo e uno negativo. Il primo è la sua bellezza, la condivisione della passione che alla sera si riesce a respirare quando sei in giro nel paddock a prenderti dei momenti di relax e ti racconti con gli altri le impressioni di giornata, le aspettative sulla gara, si scherza, siamo tutti amici in pratica, almeno fuori dalla pista. L’altro aspetto che invece giudico negativo e che ho percepito in base alla mia esperienza finora è che… Nel paddock c’è sempre gente un po’ “cattiva”, gente che cerca sempre di metterla in “quel posto” diciamo, è una cosa triste perché si tratta comunque di un ambiente in grado di sfornare grandi talenti (Antonelli, Fenati, Petrucci, Caricasulo ecc) e certe cose fan solo rabbia.

Chi rimorchia di più, piloti o meccanici?

Non lo so! Tutti dicono che i piloti abbiano più fortuna  in questo campo tra ombrelline ecc ecc secondo me non è vero! I meccanici li battono di gran lunga!

Grazie mille della disponibilità Alessio, concludiamo,  vuoi aggiungere altro?

Prego, è stato un piacere rispondere a queste domande, è la prima volta che faccio un’intervista e quindi mi sono divertito! Spero in un buon finale di stagione a partire dal 26/27 Luglio con le due gare a Misano e spero di riuscire a raggiungere il mio sogno cioè diventare un meccanico professionista!

In bocca al lupo per la tua carriera, ciao!

Ciao!