Spenti i motori della MotoGp, nell’arco di pochi giorni è stato tutto un susseguirsi di interviste e dichiarazioni, che, se non fosse stata appurata la diversa tempistica della loro realizzazione, sarebbe apparso più o meno come un botta e risposta tra i principali protagonisti.

Il caso ha voluto che Martedì 26 Novembre la stampa belga divulgasse le parole dell’ex capo tecnico di Valentino Rossi, l’australiano Jeremy Burgess, il quale affermava la propria visione pessimistica sulla competitività attuale e futura del pesarese. Nulla di eclatante, piuttosto una comprensibile analisi delle parabola sportiva che ogni campione attraversa e l’ammissione di non credere nell’ennesimo miracolo targato “VR46”. Se non fosse per il fatto che apparteneva alla squadra Yamaha fino a poche settimane prima, il pensiero di Burgess non avrebbe riscosso tanta attenzione, visto e considerato che ricalca l’opinione dei più. Fa specie, però, che un uomo della sua esperienza, con una carriera al fianco di fuoriclasse, sottolinei come Rossi cerchi di andare oltre il suo attuale limite, essendo proprio questa ricerca ciò che distingue un vincente da un comune mortale.

Questione di fiducia e ancor più di determinazione, come spiega lo stesso Valentino in un servizio trasmesso esattamente il giorno seguente. Non si tratta di utopia o irrazionalità, né tanto meno di rifiuto della realtà, piuttosto di una ponderata valutazione e di un calcolo delle probabilità, laddove anche una minima percentuale vale oro. Tutti, in quel box, sono ben consapevoli e lucidi, ma non abbandonano quel barlume di speranza, che poi è confidenza. Valentino ammette, non cerca alibi e mette in conto qualsiasi epilogo, però allo stesso tempo rilancia, scommettendo nuovamente su di sé. E tornando a Burgess, si sofferma sul bisogno di ricevere e percepire motivazioni e grinta, quella grinta che l’australiano non era più in grado di trasmettergli e di cui ha un fondamentale bisogno sia nei momenti di difficoltà che non.

Dunque, non c’è nemmeno il tempo di metabolizzare che in sostanza nulla di nuovo era al fronte, quando venerdì su una rivista il pilota italiano accenna all’esperienza in Ducati e ripete quanto lasciato trasparire in più occasioni. Ancora aria fritta e rifritta, se non fosse per la rivelazione di una paventata rescissione anticipata del contratto, poi non andata in porto (cosa che purtroppo non gli fa molto onore).

Così, mentre il suo acerrimo rivale di un tempo, Max Biaggi, esce in libreria e porge una mezza guancia, rimandando al divertente siparietto malese, dove gli animi parvero per la prima volta riappacificati, ciò che resta è molto rumore per nulla, una minestra riscaldata venduta come zuppa raffinata. Un continuo parlare di Valentino Rossi, perché lui appunto è Valentino Rossi e se c’è qualcuno in grado ancora di stupire e smentire tutto e tutti, come onestamente ammesso da ogni addetto ai lavori, è proprio lui.