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MotoGP Mugello: storia di una gara a sé

Il Gran Premio d'Italia ha regalato emozioni, divertimento, adrenalina. Esattamente come è nelle sue caratteristiche, precisamente come sono gli appassionati che affollano le colline.

MotoGP Mugello: storia di una gara a sé
MotoGP Mugello: storia di una gara a sé
giuiavolponi
Di Giulia Volponi

Un altalena di passioni. Un giro adrenalinico sulla montagne russe. Un saliscendi di emozioni. Esattamente come le colline che accolgono questo anfiteatro naturale, arena di epiche lotte. Il Gp del Mugello, sesta prova del motomondiale, è stato calore, rumore, colore e soprattutto battaglie, rimonte, finali al cardiopalma. E' stato su e giù, destra e sinistra, staccate al limite e sorpassi al pelo. E' stato intelligenza e furbizia, attesa e furia, sorpresa e conferma.

In una giornata di sole pieno, ha brillato la bagarre della Moto3, con un Romano Fenati formato “cinghialotto caterpillar”, che attacca, respira, riflette e poi affonda. Ha riscaldato gli animi la scoppiettante categoria di mezzo, dove ad andare a tutto gas è il sempreverde Simone Corsi, partito 22° arrivato 4°. Ha infuocato poi il clima la classe regina, quando i centauri son diventati Re e hanno deciso di mandare letteralmente su di giri i battiti cardiaci.

Pareva una delle tante corse, in cui, una volta stabilizzatesi le posizioni, sarebbe prevalsa la noia. Al contrario, in ogni classe è stato un crescendo di agonismo e competizione, di intensità e tensione, di carica ed energia.

Lorenzo ruggisce, Marquez non fugge: questione d'onore e d'orgoglio, di botte e risposte, di record e rilanci. Jorge perde, ma vince. Marc vince, ma affonda. Se nemmeno in condizioni di pressione, di leggera difficoltà, lascia scampo, sarà monologo assoluto, conquista seriale, dominio esclusivo. Terminati gli aggettivi, esaurite le parole, soltanto braccia alzate e saltelli, applausi, tanti inchini.

Inchini come quelli di Valentino Rossi per Romano, felice per sé, entusiasta per l'allievo. Cori, boati, tanto giallo e tanto sentimento. Il suo popolo reclamava la decima, lui, che ha il dieci nel destino, risolleva le sorti ma manca l'appuntamento. Trecento corse, centosei vittorie, centottantasette podi, nove mondiali e un quarantasei come amico. Terzo gradino dopo cinque anni a casa sua, davanti alla sua gente, quindi lo show che non ha potuto regalare fino in fondo in pista. La torta, i ricordi e gli omaggi. Gli striscioni, le bandiere e le sgassate. Valentino onora, pervade e invade, è simbolo e idolo, accetta e non demorde. Come mostrato da alcuni tifosi: non si accontenta.

Il Mugello è sui generis, ama ed è amato, prende e da. Acclama, esalta e contagia. E' unico e inimitabile, avvincente e irresistibile. Sono le arrabbiate che fanno strabuzzare gli occhi, sono gli accampati sui prati che non dormono la notte. E' un turbinio di sensazioni, entusiasmo, rombi e allegria. E' festa, è stato una festa. E' divertimento. E' un saliscendi, un'altalena, le montagne russe di un mondo a sé.