Misano all'insegna del Dottore e non poteva essere altrimenti. Meglio il secondo posto in campionato o una vittoria in gara? Nessun dubbio, la seconda opzione. Perché, come direbbe il Drake, il secondo è soltanto il primo dei perdenti e il sapore della vittoria, l'adrenalina del successo, l'emozione del primo gradino del podio non hanno pari. Così Valentino al Giovedì, così Valentino Domenica.

Al Venerdì, bagnato come un pulcino, affondato nelle pozzanghere, qualche fantasma sarà pure balenato, ma con il sole, da sempre sua spalla assieme alla luna, è stata un'altra storia: crescita, dominio e finalizzazione, non c'è stato spazio per nessuno. Nella marea gialla, spinto dalle mani degli amici, dai baci delle sue donne, dalle zampe dei suoi cani e del gatto Rossano, Rossi ha fluttuato verso il trionfo numero 107 a oltre 18 anni dal primo.

Resta l'amaro di un duello mancato causa scivolata precoce di Marquez, costretto a rincorrere senza i consueti margini di vantaggio, impossibilitato a continuare quel confronto di sorpassi e controsorpassi all'ultimo respiro. Resta pure la certezza del giorno perfetto, dello stato di grazia, per cui non sarebbe comunque stato ammesso epilogo differente.

A 35 anni il biondino, occhi azzurri, sorriso beffardo, si toglie lo sfizio di portare per primo la Yamaha in gloria, soprattutto corona mesi di lavoro su sé stesso, sulla sua testa, sul suo stile di guida. E' una soddisfazione doppia, perché ancora una volta la scommessa sul marchio VR46 (team e staff compresi) paga e la vincita è riscossa in casa dell'amico Sic, quell'amico mai dimenticato e sempre presente.

Mancava la consistenza per tutta la durata della gara, la risposta è stata una velocità iniziale sorprendente proseguita in una costanza tenace. Gli altri hanno peccato in un verso o nell'altro e l'unico a meritare la standing ovation è il fenomenale Andrea Dovizioso, bravo e perfetto, di una concretezza unica, ancora più vicino.

Le caratteristiche della pista, l'aria di casa, il quadro astrale favorevole hanno riportato il folletto di Tavullia in alto, forse anche solo per un giorno. Un giorno, però, impareggiabile per come solo lui sa provocare calore, colore, rumore, per come solo lui sa muovere gli animi e le anime nonostante una gara pepata solo nei primi istanti.