Che sta succedendo alla Ducati? Da terzo incomodo per la vittoria al grigiore delle retrovie nello spazio di pochi gp. La Rossa di Borgo Panigale si è letteralmente sgonfiata, perdendo il treno di testa e, soprattutto, il filo del discorso in ambito tecnico.

Più che i risultati non all’altezza delle prime uscite, desta le maggiori perplessità il calo di rendimento senza evidenti motivazioni. A parziale scusante va addotto il livello stellare raggiunto dai fab four. Livello che ogni volta sembra crescere: là davanti Rossi, Lorenzo, Marquez e Pedrosa si superano, spingendosi l’un l’altro verso la perfezione. Difficile stargli dietro, ma i progressi altrui o l’impiego forzato di una gomma meno efficace (come nell’ultima gara) non spiegano del tutto l’entità della crisi.

L’involuzione è evidente: il podio è diventato un miraggio, i distacchi rimediati al Sachsenring e Indianapolis sono tornati sui livelli del 2014, i progressi ottenuti di botto con il lancio della GP15 altrettanto in fretta si sono azzerati. Iannone, quinto e primo degli umani a Indy, è scomparso dalle inquadrature dopo poche curve ed è giunto sul traguardo rimediando un distacco di oltre 21”. Dovizioso ha fatto peggio, non andando oltre la quarta fila in qualifica e il nono posto in gara, viziato da un dritto alla seconda curva per evitare Crutchlow.  

Le dichiarazioni dei piloti evocano un senso di smarrimento collettivo, nel tentativo di capire le cause che hanno aumentato il gap. “La verità è che non riesco a spiegarmi il perché di tutta questa sofferenza, in questo momento non c’è nulla di facile. - abbozza Iannone - Non c’è un grande problema specifico ma gli avversari sono più veloci e dobbiamo cercare di capire come migliorare”. Dovizioso non si discosta troppo dal concetto: “Il problema non è cosa fare, ma come. Per questo dobbiamo andare a fondo per capirlo. Non è qualcosa che si aggiusta solo con il setup […] Abbiamo bisogno di qualcos’altro, di nuovo materiale. Dobbiamo capire, è questo il punto”.

Insomma, si naviga a vista. Con una vaghezza di intenti allarmante per un team che ha già vissuto difficoltà analoghe in passato, senza peraltro venirne a capo. L’inerzia negativa, poi, contribuisce ad appesantire il clima. L’immediata competitività della GP15 ha sorpreso e illuso; pian piano la pista ha riportato tutti coi piedi per terra e, si sa, non è mai facile rivedere al ribasso le prospettive iniziali.

Brno è dietro l’angolo e non sarà facile trovare le contromisure immediate per riavvicinarsi ai primi quattro.

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