“Non dire gatto se non l’hai nel sacco”, recita il detto di trapattoniana memoria, versione aggiornata del proverbio “non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”.

La pelle in questione – sportivamente parlando, s’intende - è quella di Marc Marquez; i cacciatori sono ovviamente Rossi e Lorenzo, la coppia di piloti Yamaha saldamente in testa al Mondiale MotoGP 2015.

A otto gare dal termine il vantaggio dei due resta ampio, tuttavia, come ha tenuto a precisare lo stesso Rossi, sarebbe un grave errore di sottovalutazione ritenere fuori dai giochi il campione del mondo. Un Marquez rinfrancato dalle ultime vittorie e dal feeling ritrovato con la sua RC213V, che potrebbe approfittare della rivalità in Yamaha per rifarsi sotto e tentare il colpaccio: ipotesi difficile ma non impossibile.

Malgrado i 56 punti che separano il pilota di casa dalla vetta, Honda crede nella rimonta; a certificarlo giungono le parole del vice-presidente esecutivo della Hrc, Shuhei Nakamoto: “Ora siamo competitivi: finché la matematica non ci condanna, io credo nel Mondiale”.

Una convinzione suffragata dal ritorno alla competitività della RC213V, frutto di modifiche incisive, strutturali e di dettaglio: “Non è stato assolutamente difficile tornare indietro, ma non abbiamo cambiato solo il telaio: abbiamo modificato il forcellone, siamo intervenuti sugli scarichi ed anche su altri particolari. E’ stato fatto un accurato controllo e confronto dei dati del 2014 e del 2015, arrivando alla conclusione che il telaio poteva fare la differenza”.

Anche la gestione del motore, già oggetto delle critiche di Marquez e Pedrosa, è stata rivista e ottimizzata per sposarsi al meglio con la nuova configurazione: “Il carattere del nostro quattro cilindri non piaceva più di tanto ai piloti. – ha proseguito Nakamoto – Ma per regolamento, i propulsori sono congelati: non puoi lavorare, ad esempio, per aumentare le prestazioni, ma nessuno ti impedisce con l’elettronica di diminuire la potenza o gestire meglio l’erogazione. Ed è quello che abbiamo fatto. Sono già un po’ di gare che i nostri piloti non dicono più nulla sul motore, come se il problema non fosse mai esistito”.