Misano, Gran Premio di San Marino. I protagonisti della MotoGP si sono sfidati sotto una pioggia a intermittenza che ha complicato la lotta per il titolo iridato soprattutto ai due piloti Yamaha, ormai gli unici aspiranti a questo risultato. Questo nuovo appuntamento del motomondiale si è svolto davanti a ben 92.000 spettatori, numeri piuttosto consistenti. Da anni ormai i tifosi italiani si radunano in maniera massiccia sia al Mugello che qui per supportare i loro beniamini. Supportare sarebbe la parola corretta. Il condizionale è d’obbligo, perché purtroppo tra i molti veri tifosi accorsi a seguire il Gran Premio si siano intrufolati anche i presunti tali, quelli che purtroppo abbiamo visto troppo spesso nel calcio e che ormai da qualche anno danno il meglio di sé anche in questo sport.

Passiamo ora a ricordare la definizione di “tifoso”: un tifoso è colui che dimostra un “entusiasmo appassionato per una squadra sportiva, per un campione o anche per un personaggio pubblico”. Niente di più normale: nel motomondiale ci sono i fan di Valentino Rossi, così come di Jorge Lorenzo, di Marc Márquez, di Dani Pedrosa, dei piloti Ducati, giusto per citare qualche nome della categoria regina. Il bello è proprio questo: ognuno si presenta in tracciato con maglie, bandiere e quant’altro del proprio favorito con il proposito di incoraggiarlo.

Ora citiamo la definizione di “rispetto”: “Disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi, implicita nel riconoscimento di un diritto”. Esattamente ciò in cui una parte della tifoseria italiana, nello specifico la parte più estremista del Fan Club di Valentino Rossi, purtroppo sta deficitando in quest’ultimo periodo. Non si tratta solo di questo Gran Premio appena trascorso, ma di un fenomeno che si ripete ogniqualvolta ricorre una tappa italiana. Mancanza totale di rispetto verso chi rischia la propria vita in pista anche per far divertire il pubblico di appassionati, ma una forte maleducazione anche verso i sostenitori di altri piloti.

Facciamo un passo indietro, per la precisione al Gran Premio di Misano della scorsa stagione, nel quale il campione del mondo Marc Márquez ha concluso la gara con una violenta caduta. Carlotta, tifosa sia del pilota catalano che di Jorge Lorenzo, ci racconta di aver assistito al Gran Premio assieme ad un’amica. Accanto a loro si trovavano due “tifosi” di Valentino Rossi. La reazione di questi quando Márquez è caduto? “Poverino, peccato che non sia andato ad ammazzarsi!” Ma non finisce qui, perché una signora poco distante, sempre “tifosa” di Rossi, ha rincarato la dose con un “Gli sta bene, doveva farsi male!” Il tutto ridendo e spruzzando con l’acqua altre ragazze sostenitrici del pilota catalano.

Passiamo ora al Gran Premio del Mugello di quest’anno. Come sappiamo, Marc Márquez è stato protagonista di una caduta che non gli ha permesso di concludere la gara. Sempre Carlotta, presente anche a questo appuntamento, ci racconta  di insulti di ogni tipo lanciati sempre purtroppo dalla frangia estremista della tifoseria rossista ogniqualvolta lo speaker menzionava i nomi di Lorenzo e Márquez. Quando poi il pilota catalano è finito nella ghiaia durante la gara, questi “tifosi” hanno innalzato un coro esultante, una vera e propria ovazione.

Arriviamo ora al Gran Premio di Misano appena trascorso. Magdalena, tifosa di Márquez, ci racconta di fischi partiti dalla tifoseria gialla ogni volta che venivano nominati il pilota catalano o Jorge Lorenzo (come sappiamo, principale rivale del Dottore in ottica iridata). In Prato 2, dove si trovava questa giovane tifosa assieme al Fan Club italiano del campione del mondo in carica, i “tifosi” hanno addirittura sputato sulle bandiere, intimando di smettere di sventolarle e minacciando poi la rappresentante del Fan Club. Irene, tifosa Ducati, ammette di essere sempre più allibita da quello che succede nei circuiti: ci racconta che, quando Lorenzo, è caduto, i “rappresentanti del popolo giallo” hanno riso, applaudito, fischiato, e chi più ne ha più ne metta. "Mi sono vergognata" ha dichiarato. Patrizia, tifosa di Pedrosa, ci racconta che ogni volta che il maxischermo inquadrava Jorge Lorenzo o il suo Fan Club, questi "tifosi" fischiavano e urlavano indirizzando insulti piuttosto pesanti al suddetto pilota. Al momento della caduta poi, il boato è stato assordante. "Hanno esultato come se la loro squadra del cuore avesse segnato il gol della vita" ha dichiarato. Anche Mita, altra tifosa di Pedrosa, ci racconta questo, aggiungendo che un bambino appartente alla tifoseria di Lorenzo è stato bersagliato con cubetti di ghiaccio. 

Come possiamo dedurre, questi atteggiamenti sono in netto contrasto con le definizioni di “tifoso” e “rispetto” riportate all’inizio di questo articolo. Molto eloquenti in proposito sono le parole postate su Facebook dalla pilota Alessia Polita, che così scrive dopo l’appuntamento sammarinese: “Molto patriottica ma oggi mi sono vergognata di essere italiana!! Quel boato alla caduta di Lorenzo, lo potevate proprio risparmiare! Perché prima di un pilota, Lorenzo è una persona!! Vergognatevi!

Da citare anche il pilota Luca Scassa, che sempre su Facebook si è espresso così: “Chi fischia un pilota o esulta perché cade mentre sta cercando di vincere una gara è solo un tifoso e non un motociclista. Una persona che ne capisce e sa cosa sta guardando, appena vede QUALUNQUE pilota cadere, subito è dispiaciuto e si consola solo quando vede che il pilota è incolume magari con un applauso, poi continua a seguire la gara felice magari che il suo pilota preferito ne può trarre vantaggio. Chi oggi ha fischiato Lorenzo o esultato per la sua caduta non sa cosa voglia dire guidare una moto. Ben venga il tifo, ma sai che bello se ci fossero più motociclisti sugli spalti? Se anche tu che leggi hai esultato ti consiglio di guardarti qualche gara di BSB, di Mondiale SBK o di Mondiale Endurance per capire qual è lo spirito giusto.

Serviranno le parole di due piloti conosciuti e di grande esperienza per cercare di placare gli animi e riportare il concetto di tifo nei limiti stabili dalla civile convivenza? Ci auguriamo di sì, sperando di non dover tornare a parlare una volta di più di questo nella prossima tappa italiana.