Il Mondiale di Valentino Rossi è evaporato col motore della sua M1? Forse, ma è troppo presto per dirlo. Siamo solo alla sesta gara su diciotto, un terzo esatto di campionato, ed è bene vedere le cose in prospettiva, lasciando smaltire l’urto di una domenica bestiale solo nelle proporzioni della disfatta. 

Intendiamoci: è stata una mazzata, alla classifica e al morale. Un fulmine a ciel sereno proprio mentre in pista andava maturando il film auspicato: Rossi a tenzone coi due spagnoli in attesa del triello finale, nel suo “Mugiallo” ricolmo all’inverosimile e pronto ad esplodere. Invece, ad esplodere è stato solo il suo motore. 

Ma nei nove giri precedenti, Rossi non è parso soffrire l’andatura impressa da Lorenzo, dando anzi l’impressione di saggiarlo, affiancandolo sul dritto pur senza affondare in staccata, e capace di riprendergli 6-7 decimi in mezzo giro soltanto dopo un “lungo” commesso alla San Donato. In altri termini, sembrava il Valentino ispirato e guizzante dei giorni migliori, quello che ribatte colpo su colpo e che giostra coi rivali ben conscio della propria forma.

Non sapremo mai come sarebbe finita, ma non stento a credere che Rossi fosse capace di girare sul 47.7-47.8 (tre decimi sotto il passo tenuto da Lorenzo per l’intero GP) da lui stesso ventilato nel dopo gara. Un ritmo verosimile perché già esibito in prova - con temperature inferiori, vero, ma senza gli stimoli della corsa - che non solo gli avrebbe permesso di vincere, ma di “farlo con margine”, spingendo a tutta solo nel finale per evitare l’incognita della volata.

Questo è il punto: lo spettacolare duello tra gli spagnoli ha nobilitato una gara in cui il livello di prestazione medio, in verità, è stato tutt’altro che eccelso, poiché tutti i big non hanno saputo o potuto estrarre il meglio dal loro pacchetto. Chi suicidandosi con un potenziale vincente (vero Iannone?), chi sciogliendosi al sole del pomeriggio dopo un warm up da predestinato (Vinales), chi remando contro la propria moto per tenerla in strada (Marquez), chi restando al di sotto dei propri standard abituali (Lorenzo). 

Il Lorenzo che conosciamo, “martillo” implacabile che parte e va, non avrebbe perdonato le sbavature di Rossi né avrebbe permesso il ricongiungimento di un pilota, Marquez, in fondo più occupato a domare il proprio mezzo che a guardare dinanzi a sé. Ma la sorte ha assistito il maiorchino e lui è stato comunque bravo, bravissimo a tener duro ed accaparrarsi il piatto pur senza avere in mano le carte migliori. 

Viceversa, a Valentino resta lo scotto del “Mugellazo”, uno 0 a 25 esiziale per il campionato giunto nel modo peggiore, nel giorno peggiore. E l’amara sensazione di non aver raccolto quanto seminato fin qui, vuoi per sfortuna (Mugello e Rio Hondo), vuoi per negligenza (Austin). Il rendimento, però, è all’altezza dei migliori, talvolta superiore, ed è questo l’aspetto incoraggiante su cui Rossi deve insistere per tentare di chiudere la voragine di 37 punti che adesso lo separa da Lorenzo. Difficile ma non impossibile.

Barcellona è dietro l’angolo, pista analoga al Mugello dove Rossi ha scritto una pagina di motociclismo leggendaria, proprio contro Lorenzo. Quale miglior occasione per rialzarsi?