C’è un’espressione associata al mondo della velocità e che ogni pilota deve avere ben chiara in mente per sapere come gestire il piccolo mondo nel quale il destino li abitua a mostrare il loro lato più capriccioso. Questa frase contiene tre parole: “Born to ride”. Marc Coma (Barcellona, 1976) è un pilota che incarna questo ideale in modo assoluto. Affronta la sua undicesima partecipazione alla prova più dura del mondo (tra Africa e Sudamerica), dove colleziona tre scettri da Campione della Dakar nella categoria moto. Nell’edizione del 2014, il catalano e la sua KTM tornano ad essere tra i favoriti per la vittoria finale a Valparaíso. Nonostante nessuno conosca meglio di lui le complessità di questa difficilissima corsa, affronta l’appuntamento di questa stagione come se si trattasse della prima volta che disputa il Rally Dakar.

D. Dopo la sua assenza nella scorsa edizione, affronta l’appuntamento con ancora più voglia quest’anno?

R. Affronto questa Dakar con un extra, tanto in energia quanto in motivazione. Lavoriamo tutto l’anno per arrivare a questo punto con il massimo delle garanzie. Sarà una Dakar molto dura, probabilmente la più complicata delle ultime edizioni. Inoltre attraverseremo un nuovo Paese, la Bolivia, sconosciuto a tutti e questo implica sempre maggiore attenzione. Comunque ogni volta che salgo su una moto affronto ogni prova allo stesso modo, al 100%.

D. Sente pressione per il fatto di essere il favorito della KTM per vincere la Dakar?

R. La pressione di ogni anno dato che, come sempre, abbiamo una moto vincente con la solvenza che ci fornisce la KTM. Una grande squadra che per me è una famiglia.

La Dakar è cambiata, non c'è più bisogno di tanta assistenza come prima. Ma la affronto sempre come se fosse la prima volta.

D. Come si sente fisicamente, pensa di essere di nuovo al 100% dopo l’infortunio?

R. Al 100%. Alla fine del mese di febbraio mi ero già ripreso ed è stato allora quando abbiamo iniziato la preparazione per la Dakar in tutti i sensi, sia a livello fisico che a livello tecnico della moto. È stato un anno intenso nel quale abbiamo sviluppato la nuova moto e abbiamo partecipato a tutte le prove del Campionato del Mondo di Rally Cross-Country, dove siamo diventati vicecampioni e abbiamo ottenuto tre vittorie.

D. Crede che la KTM continui ad essere la favorita o pensa che sia Honda che Yamaha siano molto vicine a voi?

R. La concorrenza è dura. Ci troviamo tutti di fronte ad una nuova era del rally raid, soprattutto per quanto riguarda la Dakar. Con l’arrivo di nuovi produttori, credo che questa edizione della Dakar sarà la più aperta della storia. Per quanto mi riguarda, mi piace vedere che sia l’organizzazione quanto la competenza stanno lavorando sodo affinché la gara sia in costante evoluzione. Questo crea un’implicazione da tutte le parti: piloti, organizzazione, strutture, fabbriche, ecc. Così ogni anno la prova sarà più esigente. Una Dakar facile non sarebbe una Dakar.

D. Ora che Cyril Despres non è più in KTM non ci sono dubbi su chi sia il n.1 della scuderia?
 
R. Non c’è un n.1 nella squadra, e non ci sono gregari. La Dakar è cambiata e non è più necessaria tanta assistenza come prima, quindi le strategie si evolvono.
 
D. La corsa inizia in Argentina, in un ambiente leggermente più favorevole rispetto a Cile e Bolivia. Questo è un vantaggio o uno svantaggio?
 
R. Credo che la corsa sarà complicata già nella prima settimana. In Sudamerica eravamo abituati a vedere una corsa che diventava sempre più difficile ma secondo me quest’anno sarà dura fin dal primo giorno.
 
D. Cosa ne pensi del passaggio della corsa in Bolivia? Avreste preferito passare di nuovo in Perù, che conoscevate già?
 
R. Bolivia è il grande mistero per tutti. Ogni volta che passi per un paese che non conosci, ci vai cauto. Guardando i numeri è chiaro che si tratterà di una fase molto esigente, con una prova speciale a quasi 3.600 metri di altitudine. L’altitudine è uno dei fattori che dovevano essere affrontati quest’anno per prepararsi bene alla Dakar. Sicuramente avrà qualche effetto e magari ritarderà le nostre prestazioni per la mancanza di ossigeno, ma penso che ci siamo allenati bene anche su questo aspetto.
 
Ogni volta che attraversi un paese che non ha mai visitato, ci vai cauto.
 
D. Quali pensi che saranno i tuoi rivali più importanti in classifica?
 
R. Ci sono tanti piloti e marche nuove ed è una ventata di aria fresca per tutti: sarà una delle Dakar più equilibrate ed esigenti degli ultimi tempi e c’è un ampio gruppo di piloti con molto potenziale.
 
D. Dopo tante partecipazioni, continui ad avere la stessa voglia di correre la Dakar?
 
R. Affronto ogni Dakar come se fosse la prima. Sará la mia undicesima partecipazione y posso dirmi soddisfatto di come è andata in questi undici anni: è  un orgoglio e ha molti significati per me. Continuo a lavorare come il primo giorno, e quando non sarà più così farò meglio a restare a casa. Ma ho ancora voglia, passione e resistenza da vendere.
 
 
D. Cosa ne pensi della categoria delle auto? Continui a pensare alla possibilità di correre la Dakar con un mezzo a quattro ruote?
 
R. Sono una persona inquieta e cerco di vedere le cose da varie prospettive. Ho pensato più di una volta di correre in auto, ma arriverà il momento giusto; per ora continuo ad avere la stessa passione per le moto del primo giorno, non c’è fretta.
 
D. La corsa si deciderà prima di arrivare in Cile o bisognerà aspettare il deserto di Atacama?
 
R. Questa edizione è molto competitiva e credo si deciderà nelle ultime tappe. Sicuramente il deserto di Atacama sarà una prova molto esigente. È un posto leggendario e ci passeremo tre giorni, percorrendo moltissimi chilometri.
 
D. Questa stagione hai perso il mondiale di Cross-Country nell’ultima prova. Sei soddisfatto comunque del tuo rendimento?
 
R. Sono contento, credo sia stato un anno buonissimo. È stata dura, considerando che abbiamo lavorato contemporaneamente con la moto vecchia e sviluppato quella nuova. Abbiamo partecipato a tutte le gare del Mondiale e siamo sempre saliti sul podio, con tre vittorie. Il bilancio è positivo e mi sono divertito.
 
D. Quale sarà la tappa più dura?
 
R. Più che una tappa in concreto dovremo stare attenti alle tappe-maratona, che sono due quest’anno, e si corrono in Bolivia, territorio sconosciuto. E poi le mitiche tappe di Copiapò e Fiambalà. La mia sensazione è che questa sarà la Dakar più dura degli ultimi anni.