6-1 4-2. Il sipario pronto a calare. Il triste sguardo rivolto a una storia meravigliosa che par sul punto di chiudersi. Questo più o meno lo scenario nel mezzo del cammino del secondo parziale, in cui Federer sembra l'ultimo Federer e l'amico Haas sembra aver in mano partita e incontro. Errori gratuiti in serie, servizio poco nobile. La brutta copia del re che fu. Poi d'incanto, con l'aiuto necessario del tedesco, che sul 4-3 e servizio in suo favore perde il filo dell'incontro, rinasce Roger. D'un tratto riappare il Tennis. “Momenti Federer” si direbbe. Colpi che pensavi sperduti nell'offuscata via del declino tornano e infiammano i convinti rogeriani e in generale gli amanti del gioco. Da lì in poi il più grande diventa bellissimo, mentre Tommy scompare come accecato dal talento di Roger. 7-5 e poi 6-3, per regalarsi l'ennesimo duello con Nadal. Partirà sfavorito Federer contro Rafa, la sua nemesi, l'uomo in grado come nessun altro di evidenziarne limiti caratteriali, prima che tennistici. Partirà addirittura battuto se calcherà il cemento di Cincinnati, con la stessa leggerezza con cui si è presentato negli ottavi contro Haas. Nadal il guerriero difficilmente concede chance di rimonta, difficilmente ti regala qualcosa se ti vede sanguinare al suo cospetto. Vada come vada, sarà ancora Nadal-Federer, e per chi ama questo gioco, per chi si emoziona al cospetto di racchette e pallina, ancora oggi, ci scusino Djokovic e Murray, di meglio non ci può essere.

 

Lo spagnolo, perfetto a Montreal, ha però faticato contro il bulgaro Dimitrov, un predestinato. 6-2 5-7 6-2 per il maiorchino, in grado ancora una volta di spezzare la resistenza fisica di Igor, ragazzo dal repentorio da campione, che campione è destinato a diventare. Ha provato il ventiduenne Dimitrov a sferzare le sicurezze di Rafa servendo forte e variando ritmo e colpi. Ha provato a rompere il ritmo di Nadal, attaccando quando possibile. Ma ginocchio o non ginocchio, questo Nadal, n.1 al mondo guardando al solo 2013, si può sconfiggere solo con la partita perfetta e l'impressione è che non possa essere Dimitrov a farlo. Perlomeno non ancora.

 

Passeggia Nole Djokovic. 6-2 6-0, poco più di 50 minuti per sconfiggere il belga Goffin. Sembra in palla, come a Montreal, ma là non è bastato. Là il ciclone Rafa ha travolto Novak. Concede due game in più Andy Murray al francese Benneteau. 6-2 6-2 per il britannico. Per lui ora il ceco Berdych che ha schiantato, ben oltre le aspettative, lo spagnolo Tommy Robredo (6-3 6-0). Servono tre set e molto carattere infine a Juan Martin Del Potro per rintuzzare l'attacco di Feliciano Lopez, spagnolo atipico, amante del duro più che della polverosa terra. L'argentino si impone 6-4 1-6 6-4.

 

In campo femminile, il derby azzurro premia Robertina Vinci, brava a regolare in due set Sara Errani, 6-4 6-3. Sfida di tennis, sfida di stile. La regolarità di Sara, atleta incredibile, contro il talento di Roberta. Il tennis quasi antico della Vinci, fatto di imprevedibilità e genio. La potenza delle giocatrici del nuovo millenio non alberga nella piccola Roberta. Nemmeno nella nostra miglior giocatrice, la Errani, che fa di un continuo vorticare, di un'incessante corsa il suo punto di forza. Il tocco contro la costanza, verrebbe quasi da dire. Errani avanti un break nel primo parziale, poi ripresa e dal 2-4, si vola al 6-4 Vinci. Nel secondo, decisivo il gioco numero otto. Arriva lì, sul 4-3 Vinci, l'affondo decisivo. Per l'azzurra rimasta in corsa, sfida difficile, ma non proibitiva, contro la serba Jankovic, che ha sconfitto la sorpresa americana Stephens, in grado al primo turno di estromettere la divina Sharapova. Avanti Williams e Azarenka.   

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo