Riecco Roger Federer. Dopo un anno esatto torna in semifinale in un torneo del Grande Slam, è l’undicesima consecutiva a Melbourne, la trentaquattresima in totale. Lo svizzero si impone in 4 set su Andy Murray, contro cui l’anno prima aveva ceduto al quinto mostrando i primi scricchiolii di una schiena che lo avrebbe tormentato per tutto il resto della stagione. Un fardello condiviso proprio con Murray che dal 2013 ha avuto gioie (primo Wimbledon della carriera) e dolori, non solo sportivi visto l’intervento chirurgico alla schiena che lo ha lasciato fermo per tre mesi. Alla vigilia del torneo lo scozzese era stato chiaro, sapeva bene che difficilmente sarebbe potuto arrivare in fondo e se i primi turni contro Soeda, Millot, Lopez e Robert non erano dei test attendibili per valutarlo, ecco che al primo match di alto livello vengono fuori tutti gli effetti della convalescenza. Con questa sconfitta sarà numero 5 in classifica, ma c’è ragione di credere che non perderà il sonno per questo.

Gioisce Federer, dopo un anno travagliato e colmo di delusioni si ripresenta tirato a lucido in Australia. Nuova racchetta, nuovo coach e quasi vien da dire nuova schiena. Lo svizzero sta bene, la bella prova contro Tsonga era un chiaro segnale, la vittoria di oggi ne è una conferma. Così come è una conferma la difficoltà nel trasformare le palle break: ne ha avute 17 a disposizione e ne ha sfruttate appena 4. Avrebbe potuto chiudere in tre set invece ha permesso a Murray di rientrare e ha dovuto sudarsi tutto il quarto set. Alla fine però è arrivata la decima vittoria in carriera sullo scozzese, la quarta su cinque incontri Slam. La condizione fisica sembra eccellente, le gambe girano e la nuova racchetta da risposte positive. La strategia tattica poi è ben definita: cercare di abbreviare gli scambi, cercare di entrare in campo il più possibile e venire a rete frequentemente. Lo ha fatto in modo impeccabile con Tsonga, altrettanto bravo è stato oggi ottenendo il 74% dei punti a rete (49 su 66). Dovrà fare lo stesso anche contro Nadal, con il rischio di essere passato in più di un’occasione, ma è l’unica chance per potersela giocare.

Indispensabile sarà anche una partenza sprint come quella odierna, con il break ottenuto nel quarto gioco. Il ritmo molto basso tenuto da Murray ha permesso a Federer di attaccare con incisività. In appena mezz’ora lo scozzese ha incassato il 6-3 senza neanche un acuto. Anzi nel primo gioco del secondo set si è trovato in una situazione pericolosa, ne è uscito fuori senza danni, ma ha continuato a giocare in modo passivo, tenendo un ritmo troppo basso che ha permesso a Federer di comandare gli scambi e di fare il bello e il cattivo tempo. Nel quinto gioco sono stati tre errori di dritto (decisamente insufficiente) a consentire allo svizzero di prendere il largo. Murray non ha avuto chance per invertire l’andazzo del match, nel sesto gioco si è arrivati per la prima volta ai vantaggi sul servizio di Federer, ma di palle break neanche l’ombra. Una piccola occasione l’ha avuta nell’ottavo gioco quando sul 15-30 ha sbagliato una risposta per lui elementare, per il resto Federer ha controllato e chiuso in scioltezza anche il secondo set.

Le tre palle break non sfruttate da Federer nel primo gioco del terzo set hanno rinfrancato Murray che ha trovato pian piano maggiore fiducia riuscendo ad alzare il ritmo e rischiando qualcosa in meno. Il parziale è scivolato via nel segno dell’equilibrio fino al nono game quando l’elvetico ha ottenuto il break che lo ha mandato a servire per il match. Proprio sul più bello però sono arrivati i primi scricchiolii e con essi anche le prime palle break per Murray che trasformandone una ha riaperto i giochi. Al tiebreak Federer ha sciupato nuovamente e avanti 6-4 ha subito un parziale di 4 punti consecutivi che gli sono costati il set. Il secondo game del quarto set è stato il più lungo della partita: quasi 20 minuti di gioco e 6 palle break non sfruttate dal numero 6 del mondo, un’enormità. Ci pensa ancora il dritto a tradire Murray nell’ottavo game: tre errori di fila e tre balle break, due salvate grazie al servizio, ma sulla terza la risposta incisiva dello svizzero ha fatto la differenza. Grazie al decimo ace della partita Federer ha potuto spazzare via tutte le titubanze che avanzavano minacciose nella sua mente: da domani la minaccia si chiama Rafa Nadal. Pronti per il capitolo 33 della saga?

R.Federer b. A.Murray 6-3 6-4 6-7(6) 6-3