Nick Kyrgios si ferma, ai quarti. L'Australian Open incorona il giovane di casa, pronto a lanciare una forte candidatura sugli anni a venire. L'ostacolo che chiude l'ascesa di Kyrgios è britannico e porta in dote esperienza e anni di grande tennis. Andy Murray è al top, e in ogni partita qui mostra confidenza e sicurezza. Con Kyrgios evita di trasformare la partita in una maratona, in una lotta in cui anche il pubblico possa inserirsi. Nick è giovane, entusiasta e prende la palla al balzo per coinvolgere e coinvolgersi, Seppi ne è testimone. Ha colpi eccezionali Kyrgios e bisogna studiare apposite contromisure. Murray risponde come meglio non si può alle bordate australiane, prepara passanti ficcanti, lob accarezzati e ricaccia indietro lo spavaldo Kyrgios.

Le uniche occasioni per il giovane arrembante nel terzo set. Lì rischia di riaprirsi la partita, quando Kyrgios recupera il break di svantaggio e si riaccoda a Murray. La sberla britannica è però devastante, il secondo break consecutivo patito da Kyrgios porta Murray a servire per il match e spegne le luci su uno dei quarti più attesi a Melbourne.

Murray sembra aver trovato finalmente la tranquillità tennistica, non esagera come in passato, accetta il verdetto del campo con quiete. Kyrgios è all'opposto immerso nei piaceri della gioventù, tende in ogni frangente all'esagerazione, ma porta ben segnati i colpi del fuopriclasse. Non ha timore, qual che sia il palcoscenico, qual che sia l'avversario. Si chiude alle porte di una semifinale abbordabile la sua corsa, ma il tempo è dalla sua. 63 76 63 Murray.

La semifinale propone al britannico il ceco Berdych. Salta l'atteso duello con Rafa Nadal, perché Berdych interrompe la serie negativa e sconfigge, per la prima volta in carriera, Rafa. Match a senso unico quello tra i due, con Nadal costretto a raccattare la miseria di due giochi nei primi due set. In tre set, lo spagnolo giunge a palla break in rarissime occasioni, ma non riesce mai a strappare il servizio a Berdych. Solo nel terzo, quando si giunge al 5-5, Nadal sente il profumo della partita, della lotta. Qui però si arrende, e lascia spazio a Berdych, giunto in semifinale senza concedere nulla, a nessuno, nemmeno a Nadal.

Le parole dello spagnolo, dopo l'incontro, sono portate all'estremo realismo. Quando si rientra dopo un lungo stop, normale non avere la continuità necessaria per competere in un torneo lungo due settimane. Un continuo sù e giù, un alternarsi irregolare di momenti di luce e imporvvise oscurità. Così si spiega la perfetta interpretazione con Anderson, seguita dalla prova senza acuti con Berdych. Tomas, rispetto al passato, mostra indubbia maturità, non si scioglie di fronte a un avversario più forte e carismatico, spinge fin dal via, supportato da una prima penetrante, e colpisce in risposta, lasciando segni profondi nel tennis di Nadal. 46 vincenti per Berdych, 29% di punti con la seconda per Nadal, qualche numero che racconta l'incontro.

Ora la semifinale, con Berdych che parte un passo indietro rispetto a Murray. Un grande combattente, un difensore di talento, Andy, un picchiatore, Berdych, due profili diversi, pronti a maturare una rivincita. Mancano Nadal e Federer, ma in Australia c'è comunque attesa.