Nell'urlo di Djokovic, rivolto all'angolo, al pubblico, sono racchiuse le sensazioni più disparate. Cinque set, quattro lottati, uno, l'ultimo, dominato, per tornare in finale in Australia, in uno Slam che il serbo ama giocare e vincere. Cinque set per prendersi una rivincita su Stanislas Wawrinka, il vincitore dello scorso anno, lo scoglio contro cui si è infranto il Nole versione 2014. Nell'urlo di Djokovic c'è rabbia, per non aver espresso il miglior tennis, un minimo di dubbio per un serbatoio apparso a volte al limite, coraggio, per essere uscito più volte dal baratro, consapevolezza, per aver dimostrato una volta di più di essere il n.1.

Doveva essere maratona con Wawrinka e maratona è stata. Partita ricca di alti e bassi, condita da un inatteso numero di gratuiti, gravata da una pressione che ha reso entrambi fallosi, incerti. Sono addirittura 69 i gratuiti di Wawrinka al termine, 49 quelli di Djokovic. Non la miglior versione del duello, dal punto di vista tennistico, di certo un concentrato di tensione e adrenalina, come si confà a una semifinale Slam di questa portata.

Il rammarico per Wawrinka non può non esser forte. Ripenserà lo svizzero alla partita odierna, ricca di potenziali occasioni, opportunità a portata di mano e mai sfruttate. Esulta Djokovic, non perché migliore in campo di Stan, ma perché più pronto, più vincente. L'istinto da killer di Nole, la forza mentale di un giocatore straordinario nel cogliere il momento in cui la gara si offre, l'incapacità di Wawrinka di rendere l'eleganza e la forza strumento letale nel punto esatto di svolta.

Non si può spiegare altrimenti l'andamento che la partita assume dopo i primi due set, vinti uno da Nole, il primo al tiebreak, e uno da Stan, il secondo per 63. Nel terzo e nel quinto set, Wawrinka parte forte e si porta a palla break. Djokovic è stordito, in entrambe le situazioni viene da un set non giocato a dovere - nel quarto addirittura 0 vincenti per Novak - e appare sull'orlo del precipizio, a un passo dal crollo fisico. Quel che invece si materializza è l'esatto opposto di quanto lo scenario suggerirebbe. Wawrinka gioca male la palla di rottura e si concede inopinatamente. Nel set decisivo, Djokovic si salva in battuta, riceve un doppio omaggio al servizio da Stan e scappa via, con doppio break. La chiusura è senza storia, un 60 che non rende le giuste ragioni a Wawrinka, ma premia il tennista più solido, più forte. 

La finale con Murray vede Djokovic favorito, ma il britannico, fin qui spesso ingiocabile, porta credenziali importanti. 

Djokovic - Wawrinka 76 36 64 46 60