Il sorriso di Murray, lo sguardo deluso di Nadal. Si chiude in modo sorprendente la campagna madrilena, il successo del britannico è netto, mai in discussione. Due set dominati dall'attitudine aggressiva di Murray, due set di sofferenza per Rafa. Non funziona il tennis di Nadal, funziona eccome quello di Murray. Monaco e Madrid, la terra si mostra amica di Andy e ripudia ancora Rafa. La vittoria con Berdych, convincente, perde eco, in una finale caratterizzata da troppi passaggi a vuoto col dritto per impensierire un Murray perfetto. 63 62, verso Roma un biglietto da visita interessante.

Murray appare, rispetto al passato, più tranquillo, convinto. Non ha gli sbalzi umorali, talvolta fastidiosi, palesati nelle sue precedenti versioni. Nadal lotta invece con un recupero complesso, pecca in continuità, prova a caricarsi, traccia il bilancio di una settimana giocata sulla terra di casa e getta nel baratro la sconfitta, "esaltando" quanto di buono fatto. L'intento è chiaro, spazzare le nubi e trattenere le sensazioni positive, è una questione mentale, da tempo.

Mentre a Madrid, impazza Murray, Roma, agli albori, si tinge d'azzurro. Donati batte Giraldo, non uno scherzo. Un terraiolo d'esperienza, un colombiano scorbutico, si spegne al cospetto di un italiano emergente, vivo, giovane, classe '95, di talento. Vince Donati, esalta la folla, esaltandosi a sua volta. Una prima volta coi fiocchi, un ragazzo umile, con colpi e futuro. "Mi ispiro a Murray" dice Donati, questione di ore per un contatto dal vivo. Il campione di Madrid arriva a Roma, ad attenderlo un azzurro con gli occhi colmi di incredulità e speranza.