Fognini, un po' ovunque. Il tennis italiano si rinfresca alla sorgente del talento più luminoso. Personaggio, sempre e comunque, nel bene e nel male. Colpi da campione, "malumori" difficili da controllare. Copertine e proclami, per una vittoria che accende il tricolore in suolo americano. Ora il momento più difficile. Dimenticare, per costruire, mattone dopo mattone, un dipinto d'autore. Il programma odierno contrappone Fognini a F.Lopez, spagnolo atipico, in grado di mostrare le cose migliori proprio su una superficie come quella dell'US Open. La carta dice Fognini, ma la carta con Fognini è da prendere con le pinze, data la natura del fenomeno in questione. Il match, il secondo sul Louis Armstrong, vede Fabio esaltato dalla vittoria con Rafa Nadal, in vantaggio ai nastri di partenza, perché dotato di bagaglio superiore e di invidiabile condizione. Siamo al punto di svolta, l'ennesimo di una carriera dai mille risvolti e dai mille punti interrogativi, tocca a Fognini, come sempre. 

Prima di Fognini e Feliciano, derby transalpino. Benoit Paire, il giustiziere di Kei Nishikori, incrocia il connazionale Jo Tsonga. 

Due incontri anche sull'Arthur Ashe. Marin Cilic, il campione in carica, scende in campo con il francese Chardy. Cilic insegue, da mesi, la miglior condizione, ma non appare straripante come in occasione del precedente successo. 

Infine, Djokovic. Il serbo deve cancellare le recenti macchie. Murray e Federer possono stuzzicare il dominio del serbo, Nole mira a ristabilire una supremazia netta. Come spesso accade, nel corso del torneo, Djokovic palesa qualche difficoltà, difficile sia però Bautista Agut a regalare l'impresa di giornata. Lo spagnolo è un buon tennista, ma ama il rosso e non ha le armi necessarie e infastidire Robo-Nole. Bautista approda al quarto turno dopo la maratona in cinque con Carreno Busta e grazie al ritiro di Goffin, è quindi già parzialmente soddisfatto per la campagna statunitense. Non così Djokovic, il n.1 ha un solo obiettivo.