Roberta Vinci stordisce la giovane Mladenovic, ne evidenzia i limiti, caratteriali più che tecnici. Partenza lanciata, poi guerra in trincea, con variazioni che inducono in errore la più giovane rivale. Vince Roberta ed è tra le meravigliose quattro d'America, in attesa di Flavia. 

Sì, perché l'Italia ha all'arco una seconda freccia. Flavia Pennetta, 33 anni, da Brindisi, insegue la seconda semi a Flushing Meadows, dopo quella del 2013. Sei volte nei quarti in un torneo che ama particolarmente. Fin qui, percorso netto. Un set concesso a Gajdosova al primo turno, una lotta all'ultimo colpo con la Cetkovska, un successo d'impatto con Sam Stosur. Il trionfo con l'australiana è il biglietto da visita da presentare al cospetto di Petra Kvitova. La ceca è chiaramente di stampo superiore, ma per caratteristiche è in parte affine alla Stosur. Braccio potente, soluzioni di forza. Flavia deve contrastare una portaerei al momento impeccabile. Siegemund, Gibbs, Schmiedlova, Konta, quattro vittime ai piedi di Petra. La ceca punta a spezzare una maledizione, mai oltre il quarto turno (2009 e 2012) sul cemento di New York. 

Al termine di Pennetta - Kvitova, spazio sull'Arthur Ashe a Halep e Azarenka. Il quarto più atteso, da una parte la testa di serie n.2, dall'altra una ex numero uno di ritorno ad alto livello. Simona giunge qui dopo la battaglia di nervi con Sabine Lisicki. Condizione non impeccabile, un fastidio alla coscia sinistra, tanto carattere, un pizzico di teatralità. Anche lei, come Kvitova, fa i conti con un passato non esaltante all'US Open (4° turno nel 2013). Storia diversa quella di Vika Azarenka. La bielorussa rappresenta mina vagante con licenza di colpire. Vanta, in passato, due finali, nel 2012 e nel 2013, e in saccoccia ha il successo più bello di questa edizione. Negli occhi, la splendida sfida con Angelique Kerber, chiusa 64 al terzo da Vika. Parte un passo avanti alla Halep, ma è partita di dettagli.