Roger Federer ammalia l'Arthur Ashe, porta in scena il consueto spettacolo e rimanda l'arrembante connazionale, Stan Wawrinka. Tre set a zero, una replica violenta all'esibizione di Novak Djokovic, l'annuncio di una finale con i fiocchi. L'US Open ri-accoglie il re all'ultima recita. Sei anni dopo, Federer rivive le emozioni del gran ballo a Flushing Meadows. 

Un concerto di talento e rapidità. I piedi schizzano sul cemento, il braccio è libero, improntato all'offesa. Attacca Federer, con disarmante sicurezza. Il suo tennis, oltre il limite, blocca la replica di Stan. Wawrinka non riesce ad ingabbiare Roger nello scambio, sballottato dalla scarica che investe la sua metà campo. 

28 volte a rete Federer, ad aumentare il battito di Wawrinka, costretto a replicare senza il tempo necessario per costruire qualcosa di utile, di produttivo. Il servizio consolida la prestazione di Roger - 80% di punti con la prima, una seconda consistente - e soccorre il fenomeno nell'unico momento difficile, sul 32 del primo parziale. Federer è meraviglioso nel risalire da 0-40 e mantenere la battuta. 28 sets consecutivi, da Cincinnati alla finale sull'Arthur Ashe. Le uniche 4 opportunità di rottura dell'intero incontro, per Stan, sono concentrate nel set d'apertura. 

Dal 64 iniziale, è Federer, semplicemente. Grazia ed eleganza, la sensazione di leggerezza. Un nitore stilistico che non può portate all'indifferenza. La bellezza del gesto, l'armonia del movimento, l'esteta si fonde con il funambolo. L'ultimo Federer trae beneficio dal primo e ne supera i limiti, stupendo, una volta di più, chi guarda inerme e sedotto. 

Federer - Wawrinka 64 63 61