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Chapeau, Roberta

Il meraviglioso cammino della tarantina si ferma solo al cospetto di Flavia Pennetta. Ma Roberta Vinci ha conquistato l'America. Con semplicità, grinta e un tennis d'altri tempi.

Chapeau, Roberta
Chapeau, Roberta
Ale85bovisa
Di Alessandro Gennari

"Grazie New York, ci vediamo l'anno prossimo!". Roberta Vinci, fresca di sconfitta nella storica finale tutta italiana contro Flavia Pennetta, rilancia la sfida e viene investita dallo scroscio di applausi dell'intero Artur Ashe Stadium. 

Tutto in piedi per tributare il giusto omaggio alla piccola grande guerriera azzurra venuta dalla Puglia, la stessa che un giorno prima quello stadio lo aveva ammutolito spegnendo i sogni di Grande Slam della gigantessa Serena. Passo dopo passo, Robertina si è guadagnata il rispetto della folla americana, anche sfidandola apertamente nel chiedere un applauso anche per lei e non solo per la padrona di casa. Ma, soprattutto, ammaliandola con un tennis d'altri tempi, fatto di variazione mortifere, cambi di ritmo e soluzioni diverse a ogni rebus postole dalla potenza delle avversarie. Un virus letale per i computer programmati per picchiare da fondo campo, una manna per gli esteti del Gioco, ormai rassegnati ad assistere pressochè quotidinamente alla gara delle clavate.

La sua cavalcata allo Us Open 2015 non è stato solo uno spot per il tennis, ma anche un elogio all'umiltà e al sacrificio, alla voglia di lottare e gettare il cuore oltre l'ostacolo. Nel corso delle due settimane newyorchesi ha scritto una sceneggiatura degna di Hollywood, con tutti gli ingredieti del caso: la lotta contro le giovani rampanti (vedi alla voce Kristina Mladenovic), quel pizzico di fortuna che non guasta mai - una Bouchard in netta ripresa messa fuori uso da una scivolata negli spogliatoi - l'impresa epica scalando la montagna Williams. Venendone prima respinta, salvo poi riorganizzare animo e forze fisiche per rimettere le cose a posto e issarsi in cima all'impervia cima.

Dove ad attenderla c'era Flavia Pennetta. L'amica di sempre, la sorella con cui ha condiviso viaggi e trasferte, gioie e dolori di una vita trascorsa in giro per i court di tutto il Mondo. Come è finita è storia nota, ma nella sconfitta Roberta trova comunque il modo di dimostrarsi fuoriclasse: l'abbraccio fra le due a fine match è l'instagram più significativo, il siparietto al momento della premiazione - con Roberta che risponde ai complimenti di Falvia "reclamando" il Trofeo - la certificazione che si può vincere anche perdendo. 

Chapeau, Roberta!

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About the author
Alessandro Gennari
Schermidore a scoppio ritardato, rugbista mancato, ciclista negato, tennista si fa per dire. Storico per laurea, giornalista per amore dello sport. Presto la mia tastiera al servizio di scherma, tennis, sci alpino, nuoto e chi più ne ha più ne metta.