Ora che probabilmente non la rivedremo più calcare i campi da tennis in veste di giocatrice professionista - Flavia Pennetta ha annunciato il ritiro poco dopo aver alzato al cielo il trofeo degli Us Open 2015 - potremo davvero renderci conto di cosa abbia rappresentato questa ragazza brindisina per il tennis italiano. Prima azzurra a vincere in un torneo Wta Premier Mandatory (Indian Wells 2014, l'equivalente del Master 1000 al maschile), grande protagonista dei trionfi rosa in Fed Cup, la Pennetta ha raggiunto finalmente anche l'ultimo obiettivo che le mancava, aggiudicandosi un torneo del Grand Slam in quel New York, città con la quale da qualche anno era nato un feeling particolarissimo.

Prima di lei Francesca Schiavone aveva vinto il Roland Garros nel 2011 (con sconfitta in finale l'anno successivo), Sara Errani si era giocata lo stesso Slam sulla terra rossa di Parigi contro Maria Sharapova nel 2013, e Roberta Vinci si era tolta la soddisfazione di aggiudicarsi il career Grand Slam in doppio proprio con la Errani, oltre a divenire sempre più protagonista anche in singolare. Era obiettivamente ingiusto che la più completa giocatrice italiana della sua generazione non avesse colto un successo altrettanto importante (nonostante la vittoria in doppio agli Australian Open 2011, in coppia con l'argentina Gisela Dulko). Ma il suo avvicinamento al trionfo di Flushing Meadows è stato lento e inesorabile: dopo cinque eliminazioni consecutive al primo turno nelle primissime apparizioni sul cemento dell Grande Mela, dal 2008 in poi Flavia ha cominciato a mettere nel mirino il trionfo sull'Arthur Ashe. Quarti di finale in quella stagione, bissati nel 2009 dopo l'epica vittoria contro Vera Zvonareva, ancora tra le migliori otto nel 2011 (sconfitta dalla sorpresa Kerber), semifinale nel 2013 contro Azarenka, poi ancora quarti contro Serenona nel 2014. Questo il cammino, sempre di altissimo profilo, agli Us Open, prima del trionfo di ieri, che il destino ha voluto riservarle contro l'amica e corregionale Roberta Vinci.

In mezzo alcune stagioni opache, soprattutto quella del 2012, caratterizzata da un brutto infortunio al polso che aveva gettato dubbi e incertezze sulla capacità di Flavia di tornare a competere ai livelli che le competevano. Ma la Pennetta che abbiamo imparato a conoscere è una ragazza dalla personalità spiccata, tanto testarda quanto lucida nell'analizzare come migliorare il proprio gioco. E, un po' come l'Araba Fenice Federica Pellegrini, la brindisina è risorta dalle sue ceneri, tornando davvero più forte che mai dopo la sosta forzata. Enormemente migliorata al servizio, sempre più continua con il diritto - colpo che a inizio carriera tendeva a smarrire di tanto in tanto - e ormai granitica sulla diagonale del rovescio, con la variante di un lungolinea micidiale, la Pennetta si è costruita un gioco da top ten in una seconda giovinezza agonistica che ha fatto impazzire tutti i suoi fan. In questo contesto la vittoria degli ultimi Us Open non è una sorpresa: certo, Serena Williams era da tutti data come grande favorita per completare il Grand Slam, ma che Flavia potesse arrivare almeno in finale una volta trovatasi nelle condizioni ideali, era speranza suffragata da dati di fatto.

Il suo torneo, come la sua carriera del resto, è stato un crescendo rossiniano. Dalle difficoltà contro la Cetkowska alla partita a scacchi vinta di testa e gambe contro la Kvitova, si è poi giunti alla semifinale con Simona Halep, numero due del mondo maltrattata senza battere ciglio. Anche l'esultanza composta dopo l'ultimo punto del torneo - d'accordo, c'era la Vinci dall'altra parte della rete - è sembrata il segnale del trionfo di un'atleta consapevole delle proprie possibilità, e ben concentrata sull'obiettivo, come dimostrato anche dall'annuncio del ritiro, maturato proprio nell'imminenza della finale. Che si chiuda qui o meno, la carriera di Flavia Pennetta resta inimitabile per il tennis italiano, andando molto oltre i successi individuali. Una grandissima giocatrice ci ha accompagnato per oltre un decennio di sport, con eleganza, classe e un atteggiamento sempre positivo, mai sopra le righe. Forse ha proprio ragione Serena Williams, che con un tweet celebrativo le ha dedicato il complimento migliore che la brindisina potesse ricevere: "Ciao Flavia, ci mancherà il tuo sorriso".