Difficile spiegare il Fognini tennista. Difficile, oggi, recriminare qualcosa. Eppure resta un po' di amaro in bocca. Una sorta di “guerra” tra quel che si è visto e quel che poteva essere. Robredo e Hewitt non erano segnali isolati. L'azzurro improvvisamente, sul cemento, finora avaro di soddisfazioni, decide di giocare come sa. Scatta un click nelle contorte curve mentali del Fognini con la racchetta. Il genio, per un attimo, pervade di luce la sregolatezza. E i risultati sono accecanti. Quasi incredulo guardi il tabellone, non fidandoti delle certezze del campo. Ma il campo non mente. Quell'ombra che corre da lato a lato, combattendo ogni punto, cercando vie d'uscita, all'apparenza non visibili, è nientemeno che Rafa Nadal. Il signore di Parigi, il vincitore degli Us Open, il probabile, futuro, numero uno del mondo. Per un set e oltre naviga per il campo, stordito dal dritto di Fognini. La varietà del ragazzo di Sanremo è spaventosa. 5-1 in un monologo di arte tennistica. Lo spagnolo resta aggrappato alla partita e la sua grandezza è lì. Nel carattere, nell'infinita capacità di lottare. Nel credere di poter vincere sempre.

 

Lascia, impotente, il primo set, 6-2. Lì ti aspetti che la favola finisca. Che l'orco di Manacor ristabilisca le gerarchie del tennis mondiale. Niente di tutto ciò. Perché in una novella bellissima Fognini vola prima 3-0, poi 4-1. Addirittura ha la palla del 5-1. Rimpiangerà questo momento. O forse no. Da lì inizia il monologo maiorchino, ma oggi Fabio ha capito di essere grande. Non solo di essere, tennisticamente, da top ten. Forse qualcosa di più. Rafa incanala una striscia impressionante di vincenti e giochi. 6-4 il secondo parziale.

 

L'inizio del terzo lascia l'ultimo bagliore di speranza. Fognini strappa il primo gioco e sembra crederci ancora, ma la testa, forse, ha lasciato Pechino, prima delle racchetta. Il ripensare a un'occasione persa, a un'impresa sfiorata, condiziona l'azzurro e galvanizza lo spagnolo. Nadal torna a sentirsi imbattibile. Azzanna la preda sanguinante e con il break a zero distrugge le residue forze tricolore. 6-1, passivo pesante che non cancella un'ora e mezzo di grande tennis. Resta il dubbio amletico, il continuo interrogarsi. Possibilità gettata al vento o segnale di crescita? Non c'è dubbio che questo Fognini sia lontano anni luce dall'irritante Fognini che si barcamena tra sceneggiate arbitrali e ritiri anticipati. Questo è il Fabio campione. Per ora a sprazzi, in tornei qua e là, alla ricerca della continuità. Dell'ultimo scatto verso l'olimpo del tennis.