Un peccato. Fabio Fognini fa un passo indietro, mentale prima che tennistico. Innanzi al pubblico francese, opposto al beniamino Jo Tsonga, gioca per quasi due set una partita perfetta, dominata a tratti, col piglio di chi sulla terra rossa negli ultimi 12 mesi ha conquistato 38 successi in 47 incontri disputati. Tsonga subisce, scuote il capo, mostra segni evidenti di resa, perché non riesce a trovare continuità col dritto, soffre sul morbido rovescio e esce quasi sempre sconfitto negli scambi prolungati. Vinto il primo parziale, Fognini non allunga nel secondo, ma colleziona una serie importante di palle break, mantenendo agevolmente i turni di battuta. A salvare il transalpino una crescita costante al servizio, la capacità di giocare bene i punti chiave. Il momento di svolta giunge quando Fabio va al servizio sul 4-3 Tsonga. Una chiamata errata del giudice di linea fa imbufalire Fognini. Da qui la partita cessa di esser tale, perché l'azzurro esce, di testa, dal terreno di gioco e lascia campo aperto a Jo. Dal 4-3 30-0 al 4-6 0-6 un parziale di 35 punti a 6 nello stupore del campo Centrale fino ad allora testimone di ben altro spettacolo. Esce tra i fischi, meritati, Fognini, esulta Tsonga. Il gesto, inutile, con cui Fabio saluta il pubblico è l'"ornamento" a una giornata di sole purtroppo inondata da preoccupanti nubi. 

Una sfida quella tra Tsonga e Fognini tra due tennisti a ridosso delle prime dieci posizioni mondiali. Tsonga punta a rientrare in quella top ten di cui è stato protagonista dall'estate del 2011, mentre Fabio cerca di solcare l'ultimo ostacolo prima di attraversare la porta più prestigiosa. Servono due vittorie all'azzurro per scavalcare in classifica il transalpino. L'inizio è di Jo, che approfitta di un approccio soft di Fognini e conquista subito un break di vantaggio. Illusione momentanea, perché l'azzurro replica con un contro-break a zero e comincia ad assumere il controllo del match, grazie ad un'alta percentuale di prime in campo. Pungente in risposta, strappa nuovamente la battuta a Tsonga e si appresta a servire per il set sul 5-4. Qui Fognini costringe il francese a giocare sempre un colpo più del dovuto e raccoglie frutti succosi, sotto forma di due set point. Un doppio fallo e una risposta di Tsonga riportano la parità. L'errore di volo apre la strada all'ennesimo break. 5-5. Colpito, Fognini risponde. Un rovescio lungolinea d'autore trascina l'azzurro davanti e la mano questa volta non trema. 7-5. 

Il secondo set vede un Fognini meno puntuale con la prima di servizio e uno Tsonga invece più pungente, ma lo spartito dell'incontro non cambia. A soffrire è sempre il transalpino, costretto a salvarsi in diverse occasioni. Le prime due palle break arrivano nel quinto gioco, cancellate da un'ottima prima e da un ace. Nel settimo game sono addirittura quattro le chance sprecate da Fognini. Se nella situazione precedente era stata la bravura di Tsonga a evitare il break, qualche rammarico qui resta, soprattutto per un rovescio, vincente, in controtempo, che si affloscia in rete, con campo ormai aperto. Il resto è una battaglia sul filo dell'incertezza che Tsonga risolve ancora grazie a servizio e dritto. Il fattaccio accade poco dopo. Fabio si porta comodamente sul 30-0, dando la sensazione di assoluto controllo. Qualche disattenzione di dritto porta però alla prima palla break del secondo set per Tsonga. Qui la chiamata incriminata. Fognini perde le staffe, chiede la sostituzione del giudice di linea e, persa la concentrazione, lascia il set. 

Il resto è una brutta pagina di tennis e di sport. Più parole che colpi, più proteste che punti. Non si gioca più a tennis, è solo un frammento del vecchio Fognini che torna prepotente a minacciare la crescita del Fabio nuova versione. 6-0, non serve aggiungere altro.