Il torneo di fine anno è per antonomasia il torneo dei maestri, perché racchiude in due gruppi gli otto migliori interpreti della stagione corrente, al netto di infortuni e assenze forzate. A Londra manca solo Nadal, alle prese con cure e operazioni, ma il campo al via è variegato, ricco di sfumature e talento, il giusto mix tra modernità e storica eleganza. Non poteva tradire il Gruppo B, quello per equilibrio e campo partenti dotato di maggiore interesse. Roger Federer si prende l'immediata rivincita con Milos Raonic, infliggendo al canadese uno stop di proporzioni extralarge per quanto visto sul campo della O2 Arena. Una lezione, quella che il professore solitamente tributa all'allievo meritevole, ma non ancora completo. Roger sfoggia la sua versione migliore, quella più adatta a un format di questa portata. Il primo set dura 25 minuti e Raonic, il cannoniere, perde due volte il servizio. Il volto è sperduto, alla ricerca di risposte. La prima non sfonda, il dritto non è continuo e gli scambi da fondo, spesso di rovescio, sono un calvario. 

La palla di Federer fila via rapida, mai simile a se stessa, è il frutto di continui ritocchi, di repentine variazioni di ritmo, prima pesante e poi soffice. Raonic perde testa, set e battuta, ben due volte nel primo parziale. 6-1, era dal 2010 che il canadese non subiva un passivo così pesante indoor. Il secondo set è in maggior equilibrio. Federer resta intoccabile al servizio, gioca come su una nuvoletta, paradisiaco, ma in risposta fatica di più, commette i primi errori non forzati e Raonic prende coraggio. Giunge addirittura al set point, sul 6-5. Federer è di ghiaccio, la pallina si schianta all'incrocio delle righe, è lo schiaffo definitivo. Il tie-break è una sentenza senza appello, sette punti a zero. Il primo segnale di Federer a Djokovic è forte, tonante. La guerra è all'inizio, ed è già bellissima. 

Prima di Federer, in campo Murray. La fatica presenta il conto al britannico e ha il volto giovanile, sorridente, entusiasta di Kei Nishikori. La vera rivelazione del 2014 Kei, guidato da quella vecchia volpe di Michael Chang e capace di battere a turno i migliori giocatori del globo. A Londra gioca un match perfetto fino al 6-4 4-1, qui ha per un attimo il braccio pesante, sente avvicinarsi la prima vittoria nel Masters più bello e si inceppa. Murray prova a rientrare, ma la porta si chiude in fretta. La fatica, la lunga rincorsa per approdare tra i migliori otto pesa sulle spalle di Andy e la sconfitta è conseguenza naturale di un mese corso a mille all'ora, ma è soprattutto testimonianza della raggiunta maturità di Nishikori, a pieno merito al tavolo dei grandi. 

Risultati:

Nishikori - Murray 64 64

Federer - Raonic 61 76