Cala il sipario, almeno per la prima fase. L'ultimo atto del gruppo B, il più atteso, confeziona la prestazione paradisiaca di Roger Federer e la resa, totale, di Andy Murray. 6-0 6-1, partiamo per una volta dal punteggio, perchè più di ogni altra cosa racconta quanto visto alla O2 Arena di Londra. Il serbatoio di Murray, prosciugato dalla rincorsa forsennata a un posto tra gli otto eletti, è ormai vuoto, il fisico risponde a tratti e la lucidità viene meno, ma non è attraverso i demeriti dello sconfitto che si può spiegare quanto visto al Masters. 

C'è semplicemente un giocatore - un re, un maestro, scegliete voi come etichettare Roger Federer, ormai eleggibile con qualsivoglia superlativo sinonimo di grandezza - più forte, in tutto. L'eleganza che ogni colpo porta con sè, la sensazione di estrema semplicità che anche il più difficile artificio tennistico riversa negli occhi dell'attento spettatore, è qualcosa di eterno. "Federer ora è perfetto", così Edberg, quasi una premonizione prima del match con Murray. 

Questo Federer è realmente perfetto, perché gioca libero, si diverte. Non ha i momenti oscuri del passato, i passaggi a vuoto, gli eccessi di sicurezza. Gioca, attaccando. A rete, come dal fondo, per comandare. Il rovescio, un tempo tallone d'Achille, è oggi risorsa, il dritto punge, letale. Strano a dirsi, ma nel dominio di Roger manca la prima di servizio. Con Murray, solo il 27% di prime in campo nel secondo parziale, eppure nemmeno un'occasione di break concessa. Il primo set, lasciati i "battibecchi" dei primi due giochi, è un assolo di talento. Si vola, quasi senza sosta, al 6-0 5-0. Qui Murray sblocca il punteggio, evita il doppio cappotto e rimanda di pochi secondi la naturale fine.

Anche lui si alza idealmente ad applaudire, per una volta non accampa scuse, riconosce la forza dell'avversario, saluta rendendo omaggio a un trentatreenne che ancora oggi è in grado di regalare tennis in un panorama di super-atleti e prototipi di nuova generazione. Federer si qualifica per la semifinale, da numero uno del girone, portando con sè il valletto Nishikori. Attende ora, con ogni probabilità, uno tra Wawrinka e Berdych, prima di un'ipotetica finale con Djokovic.

Roger e Nole, il più grande contro il più forte, nel Masters che corre a perdifiato, senza concedere relae spettacolo, quantomeno un augurio.