La terra rossa è negli ultimi anni fonte di gioia per Fabio Fognini, la superficie che più di ogni altra riesce ad esaltare il talento alterno dell'azzurro, ma è soprattutto il luogo della naturale espressione di David Ferrer. L'incedere continuo di David, il suo moto perpetuo, esaltato dalla polvere che rallenta la palla e segna il continuo movimento del folletto spagnolo. Non è di primo pelo Ferrer, ma negli anni ha posto un mattone dopo l'altro, fino a diventare grande, grandissimo. I successi sono figli del lavoro, come il tennis, oggi completo. A Rio, in finale, c'è poca partita, perché la concretezza dello spagnolo inibisce l'azzurro, mentalmente scarico dopo la semifinale elettrizzante con Rafa. Fognini gioca un match discreto, si difende, salvando 8 palle break sulle 12 concesse, ma nel primo set, soprattutto, è travolto dalla furia di Ferrer.

La fascia da guerriero, il sudore della lotta, la grinta del campione. Al termine Ferrer si inginocchia sulla terra ed esulta, Fognini stringe la mano all'avversario e si complimenta, perché nel frattempo Ferrer è scappato anche nel secondo, break al quarto gioco. Perde una sola volta il servizio in un'ora e venti circa di partita lo spagnolo, al secondo titolo dell'anno dopo Doha. 16 i punti di differenza al termine tra i due. 62 63 Ferrer, con Fognini che picchia e allarga il gioco, ma vede la pallina tornare indietro, sempre, quasi che un muro di gomma rispedisse sempre con maggior forza, nel suo campo, quanto gettato di là in maniera definitiva.

Comincia la stagione in rosso, si avvicinano i tornei che han fatto storia, e David Ferrer parte in prima fila. Ferrer "Sono veramente felice, è il mio 23° titolo in carriera, a Rio non avevo mai vinto, per me è stata una settimana speciale".

Fognini "Quando perdi una finale sei sempre contrariato, ma è per me è stata una grande settimana. Ho battuto Rafa, è stato un grande torneo, dal punto di vista fisico e mentale. Essere al 100% contro David è difficile".