Nel raccontare il settimo sigillo a Dubai di Roger Federer si rischia di confondersi nel tifo, nell'esaltazione di un giocatore senza eguali nella storia del tennis, forse dello sport. Occorre quindi prendere distacco da quanto visto sul campo e riportare a mente fredda l'impresa del "vecchietto" di Basilea. C'è qualcosa di straordinario in Federer, non una semplice questione di talento. Quel che sorprende, a 33 anni, è la capacità di scovare nuove motivazioni, nuove sfide. Vincere tutto, e tornare in campo, come il primo giorno, con l'umiltà di chi sa di poter ancora migliorare. Rinfoderata la spada da fondocampo, si gioca di fioretto, attacco e chiusura, a rete. Scambi rapidi, sui due-tre colpi, per impedire a Djokovic di tessere la sua tela. Un servizio perfetto e ogni energia confezionata per la risposta. Si gioca su pochi punti, inevitabile dopo 36 sfide. Il piano tattico è perfetto, attaccare, rischiando talvolta di scoprire il fianco. Due occasioni, due affondi, uno per set. 

Novak Djokovic è già pericoloso nel terzo gioco, si affaccia sul 15-40 al cospetto di Federer, ma il servizio cancella il serbo. Ogni game vive su un filo sottile, entrambi ottengono 15 importanti anche in ribattuta e la sensazione è che il momento di svolta possa arrivare. Nell'ottavo gioco, Federer rallenta la palla, taglia il colpo, proponendo a Djokovic qualocsa di differente. Il rovescio sparato dal numero uno scappa via. 5-3 e poi 6-3, non trema Federer.

Se il primo set è un concentrato di colpi, fuorigiri, prodezze, errori, il secondo è un manifesto del tennis elevato a bellezza. Con lo scorrere dei minuti, ognuno estrae il massimo, e il pubblico, rapito, applaude, talvolta più del dovuto, quando lo scambio è ancora in divenire. Un'istantanea incastona Djokovic rapito dal talento di Federer, una volèe straordinaria accarezza la riga di fondo e il serbo abbozza un sorriso, di rispetto. Djokovic è in assoluto il padrone del secondo set e Federer si vede sull'orlo del baratro più volte. Due accelerazioni di rovescio di Federer lasciano di stucco un Djokovic immobile in mezzo al campo, ma è l'unico momento, sul 3-3, in cui Federer sembra poter far male. Nell'ottavo gioco, Djokovic usufruisce di un gratuito di Federer e con una splendida combinazione risposta-dritto torna a palla break, dopo quelle del terzo gioco del primo set. Prima e ace, parità, Federer salva la pelle. 5-4 e lo scenario si ripete. Djokovic gioca un passante incrociato da molto lontano, è una traiettoria che nemmeno Federer può raggiungere. Due palle break, due set point, niente, ancora niente. Volèe e prima, 5-5. 

Si decide la partita nell'undicesimo gioco. Djokovic rabbioso, 0/6 nelle occasioni di rottura a questo punto, scaglia il nervosismo in campo e vola 40-0. Qui si stacca la spina del serbo e qualche errore non forzato riporta Federer in parità Lo svizzero respira il momento, l'unica occasione possibile per evitare una battaglia al tie-break e ancor peggio al terzo. Risposta e dritto fulminante, 6-5, Federer si porta a servire per il match. Non può mancare un ultimo atto degno di una finale tra i più grandi. 0-30, poi il servizio e un altro incredibile tocco a rete. Federer sale a match point, ma il dritto si affossa in rete e di seguito giunge un doppio fallo sanguinoso. Djokovic esprime il massimo del suo potenziale, si difende in maniera epica, Federer è costretto a uno smash di qualità assoluta. Un ace porta al secondo match point, è quello giusto. Prima e dritto, la soluzione preferita. Federer, ancora. 63 75. 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo