Una vittoria e quattro sconfitte in finale sul campo dedicato ad Arthur Ashe è il bilancio complessivo di Novak Djokovic a Flushing Meadows. Da sempre estremamente competitivo sul cemento americano, l'attuale numero uno della classifica Atp si presenta ai nastri di partenza dei prossimi Us Open (in programma da domani a New York) con i galloni di favorito, anche in considerazione di un sorteggio benevolo, fatta eccezione per l'eventuale accoppiamento con Rafa Nadal nei quarti di finale.

Un titolo nella Grande Mela vorrebbe dire completare tre quarti di Grand Slam per Nole, battuto quest'anno nei Major solo da Stan Wawrinka in finale al Roland Garros. Allo stesso tempo si tratterebbe della decima affermazione in uno Slam per il tennista serbo (cinque Australian Open e tre Wimbledon i trofei già messi in bacheca negli ultimi anni). La prima apparizione di Djokovic all'ultimo atto degli Us Open risale ormai al 2007 quando, giovanissimo, fu sconfitto da Roger Federer lasciando tuttavia già intravedere le sue enormi potenzialità. Nel 2011 il primo e unico successo sui campi di Flushing Meadows, come ideale chiusura della stagione della consacrazione.

Nell'ultimo trienno il numero uno al mondo è però spesso arrivato stanco all'appuntamento con le luci di New York. Reduce da impegni massacranti dal punto di vista fisico e mentale, il serbo non è più riuscito ad aggiungere nuovamente il suo nome all'albo d'oro degli US Open: prima Murray, poi Nadal e Nishikori ne hanno frenato le ambizioni di titolo. Anche in questo 2015 l'avvicinamento al torneo a stelle e strisce non è stato dei migliori: dopo un'annata infarcita di trionfi (da Melbourne a Wimbledon, passando per Indian Wells, Miami, Montecarlo e Roma), RoboNole si è inceppato a Montreal e a Cincinnati, mostrando qualche crepa nel suo solidissimo tennis. Meno brillante con i colpi di rimbalzo, Nole si è arreso in Ohio al cospetto di Roger Federer, dato anche a Flushing Meadows come suo principale avversario sulla strada verso il titolo. Negli ottavi il serbo dovrebbe incontrare il belga David Goffin, con il quale è andato in grossa a difficoltà proprio a Cincy, prima di replicare lo scontro in quarti del Roland Garros edizione 2015 con Rafa Nadal.

Il Djokovic di queste ultime settimane non ha esaltato, a prescindere dalle sconfitte rimediate in finale. Una minore tenuta da fondo campo e un nervosismo latente sono stati i segnali di un calo di condizione di Nole, che ha bisogno di essere sempre molto vicino alla sua forma migliore per essere il dominatore del tennis maschile contemporaneo. Le fatiche della stagione europea e le energie fisiche e mentale spese a cavallo tra gli appuntamenti di Parigi e Londra potrebbero aver minato il suo rendimento successivo, anche se il ritorno sulla lunga distanza dei tre set su cinque potrebbe piuttosto agevolarlo contro avversari meno continui di lui (vedi Federer e in una certa misura Murray, da sempre soggetto a cali di concentrazione all'interno della stessa partita). Di certo la superficie è dalla parte di Novak, splendido ribattitore e impareggiabile quando lo scambio si fa intenso e non ci sono grosse variazioni di rimbalzo in campi ormai sostanzialmente omologati quanto a rapidità.

Anche a Wimbledon Djokovic mostrò qualche incertezza sino alla semifinale contro Gasquet, per poi cambiare marcia e involarsi verso il suo terzo trionfo sull'erba londinese. Sotto questo profilo i primi turni di Flushing Meadows potrebbero essere di giovamento al numero uno del mondo, un modo per tornare a sentirsi perfettamente a proprio agio sul campo in attesa degli scontri decisivi. Quella di Nole rimarrà comunque una stagione straordinaria: sei successi tra tornei dello Slam e Master 1000 rappresentano già un bottino straordinario per un atleta che si ritrova praticamente sempre in finale nelle competizioni cui partecipa. Una vittoria a New York sarebbe l'ennesima dimostrazione di forza del dominatore del tennis contemporaneo, eccezionale nel riuscire a emergere anche in un'epoca contrassegnata dalle personalità di Federer e Nadal.