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Atp Finals. Andy Murray, l'orgoglio britannico

Il viaggio di Vavel Italia verso le Atp Finals prosegue con l'analisi della stagione di Andy Murray, tornato ad alti livelli dopo un 2014 difficile.

Atp Finals. Andy Murray, l'orgoglio britannico
Atp Finals. Andy Murray, l'orgoglio britannico
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Di Andrea Russo Spena

Mancano ormai tre giorni alle Atp Finals di Londra, e Vavel Italia prosegue nella presentazione dei magnifici otto del Masters. Stavolta è il turno di Andy Murray, lo scozzese numero due del mondo, protagonista di una stagione solida e continua, priva però dell'acuto della vittoria di una prova dello Slam. Tuttavia Murray può consolarsi con l'eccezionale risultato ottenuto con la sua Gran Bretagna, condotta praticamente da solo in finale di Coppa Davis (la sfida decisiva per aggiudicarsi l'insalatiera è in programma a Gand contro il Belgio a fine mese). Proprio la preparazione dell'impegno sulla terra rossa belga contro Goffin e compagni sta mettendo in queste ore in dubbio la presenza di Murray alla kermesse della O2 Arena di Londra, dove in realtà lo scozzese non ha mai raccolto grandi soddisfazioni. Nel caso non dovesse partecipare, al suo posto sarebbe pronto a subentrare il transalpino Richard Gasquet.

Il 2015 è stato un anno positivo per Andy che, Davis a parte, è tornato sui livelli che gli competono, dopo i problemi della stagione precedente ancora legati all'intervento chirurgico subito alla schiena. Murray ha infatti trionfato in quattro tornei (Monaco di Baviera, Madrid, Queens', Montreal) su sette finali disputate, riuscendo anche ad ottenere due successi consecutivi sulla terra rossa europea. In gennaio si è presentato ai nastri di partenza della nuova stagione direttamente agli Australian Open, senza alcun torneo di preparazione nelle gambe. A Melbourne ha affrontato un tabellone non agevole, battendo in sequenza Dimitrov, Kyrgios e Berdych per poi fermarsi in finale contro Nole Djokovic. E' stato successivamente sorpreso a Rotterdam ai quarti da Gilles Simon e ancora tra i migliori otto a Dubai dall'emergente croato Borna Coric. Dopo aver contribuito alla vittoria della Gran Bretagna sugli Stati Uniti in Davis, è volato sul suolo americano per i due Master 1000 sul cemento: sia a Indian Wells (semifinale), che a Miami (finale) ha incrociato l'implacabile Djokovic versione 2015, che gli ha impedito di cogliere il primo trofeo stagionale.

L'appuntamento con la terra rossa europea è stata inizialmente un successo. Dopo aver saltato Montecarlo causa matrimonio con la sua Kim, Andy è tornato al successo nell'Atp 250 di Monaco di Baviera, dove ha sconfitto in finale il padrone di casa Kohlschreiber. Il vero colpo è stato tuttavia vincere la settimana successiva il Master 1000 di Madrid, battendo nettamente Rafa Nadal nell'atto conclusivo del torneo. Presentatosi a Roma dopo vari dubbi circa la sua partecipazione, si è ritirato dopo la vittoria al primo turno contro Chardy. Al Roland Garros è andato vicino all'impresa, recuperando in semifinale due set di svantaggio a Djokovic, prima di cedere al di schianto al quinto. A giugno ha fatto gli onori di casa sull'erba londinese del Queens', tradizionale appuntamento sull'erba in preparazione di Wimbledon, aggiudicandosi il secondo trofeo stagionale battendo in finale Kevin Anderson. Ai Championships la sua corsa è stata fermata in semifinale solo da un Roger Federer versione extralusso, con cui ha dato vita a una delle partite più belle dell'anno, nonostante l'elvetico abbia trionfato in soli tre set.

La sua parentesi erbivora è proseguita con l'appendice dei quarti di Coppa Davis, ancora al Queens', dove con la Gran Bretagna ha eliminato la Francia di Simon e Tsonga. Ha poi - abbastanza inspiegabilmente - preso parte all'Atp 250 di Washington, subito estromesso dal russo Gabashvili, riscattandosi ben presto sul cemento di Montreal, secondo Master 1000 vinto, stavolta riuscendo a sopraffare Djokovic in finale. Cincinnati gli ha invece offerto un'altra delusione, con una sconfitta in semifinale con Federer molto simile a quella patita a Wimbledon. Ma il suo vero flop è stato quello degli US Open, Slam già conquistato in passato, in cui ha rischiato la clamorosa eliminazione con Mannarino al secondo turno per poi uscire di scena negli ottavi per mano di Kevin Anderson.

L'ultimo segmento stagionale lo ha visto impegnato a Glasgow contro la squadra australiana di Davis, ancora una volta sconfitta grazie al suo contributo decisivo (anche nel doppio, in coppia con il fratello Jamie). In Asia ha così preso parte al solo Master 1000 di Shanghai, sconfitto sempre da RoboNole nell'atto conclusivo. Il resto è storia recente, con l'ultima sfida al serbo in finale a Bercy, persa nettamente in due set.

Se la sua partecipazione al Masters dovesse essere confermata, Murray sarebbe di diritto tra i primi tre favoriti alla conquista del trofeo di fine anno, nonostante un feeling mai sbocciato con il tappeto indoor della O2 Arena. L'anno scorso la sua avventura alle Finals si concluse con una sonora sconfitta nella terza partita del round robin (6-0 6-1 da Federer), mentre gli altri precedenti lo hanno visto ottenere tre semifinali come miglior risultato (nel 2008 k.o. con Davydenko a Shanghai, nel 2010 sconfitto da Nadal, nel 2012 da Federer). Per solidità e talento lo scozzese potrebbe ambire a un posto in finale in questa edizione delle Atp Finals, anche se durante la stagione ha mostrato un certo nervosismo nelle sfide contro i due fenomeni Djokovic e Federer, quasi a rendersi conto di essere ancora una spanna sotto le vette più alte del tennis contemporaneo.