La prima volta tra i maestri del tennis non si scorda mai, soprattutto se la chiusura dell'avventura coincide con una vittoria, la prima per il movimento italiano maschile in un evento così ricco e importante. Il primo Master di fine anno per una coppia di atleti azzurri si è concluso quasi sotto silenzio, ma Simone Bolelli e Fabio Fognini hanno comunque dimostrato di poter competere con i tandem più forti in circolazione, facendo capire di non essere finiti per caso nel novero delle otto migliori coppie al mondo.

Simone e Fabio hanno concluso la loro corsa al Master al quarto e ultimo posto nel girone intitolato ad Arthur Ashe e Stan Smith, dove hanno trovato avversari di spessore ed esperienza, su tutti i Bryans Brothers. Bob e Mike, nonostante l'orologio biologico continui a correre, si sono confermati ancora una volta troppo forti per la coppia azzurra, che ha comunque attutito il colpo della sconfitta patita contro il tandem più vincente della storia del doppio e non si è lasciata abbattere di fronte a un ko così netto. Tanto che la speranza di superare comunque il turno e approdare in semifinale era tornata concreta poche ore dopo, con la sfida contro Jamie Murray e John Peers, altri due specialisti di livello mondiale: primo set perso al tie-break (e non senza qualche rimpianto), secondo set vinto con slancio emotivo e grandi giocate, terzo e decisivo parziale in cui si è andati ad oltranza, fino al beffardo 11-9 che ha dato il successo alla coppia di origini anglicane.

Con l'eliminazione già decretata, Bolelli e Fognini hanno giocato un'ottima partita per dire addio alle ATP Finals. Questa volta, il terzo set è stato benevolo per il bolognese e per il ligure, i quali hanno condannato la coppia composta dall'indiano Bopanna e dal romeno Mergea alla prima sconfitta in questo evento. Simone e Fabio possono comunque congedarsi con il sorriso da questo 2015, che li ha visti protagonisti di una grande stagione, aperta con il titolo vinto agli Australian Open, il terzo della carriera dopo quelli conquistati a Umago nel 2011 e a Buenos Aires nel 2013. Una iniezione di fiducia per i due tennisti, ma anche per tutto il movimento, che ora si gode una coppia in grado di fare male a tutti e che potrà portare benefici anche in chiave Coppa Davis, laddove il doppio è spesso il crocevia decisivo per la vittoria di un incontro.