La serata italiana regala un omaggio agli amanti della racchetta e dello sport in genere. Alle 19, alla O2 Arena di Londra, Roger Federer incrocia Novak Djokovic, in palio il titolo di Maestro. Copione scritto, il più forte giocatore al mondo sbarra la strada al più grande di sempre. Nole si presenta per la quarta volta consecutiva in finale e ha un passato recente senza macchia. Stagione strabiliante, sfumata dal solo passo falso di Parigi al cospetto di Stan Wawrinka. Federer può guardare con piacere ai mesi trascorsi, per il secondo anno è tra i migliori, uno scherzo al tempo. Resta l'unico, Federer, in grado di insidiare Djokovic. 

In stagione, nei sette confronti tra i due, tre successi dello svizzero a confermare la tesi esposta. Dall'iniziale affermazione a Dubai, a quella ben più importante sul cemento di Cincinnati, nella finale di un 1000 a cinque stelle, con l'avvento, a tutti gli effetti, della SABR, la risposta estrema introdotta da Federer per sorprendere e fulminare l'avversario di turno. Nole ha dalla sua pesanti mattoni, vedi le due scoppole rifilate a Roger sull'erba di Wimbledon e a Flushing Meadows, ma il risultato maturato nel round robin può ispirare Federer. 

Confronto n.2 a Londra, dopo la W di Roger nel secondo match disputato qui. Partita ad altissimo profilo per un set, poco più, prima della descensio rapida di Nole. Un crollo emotivo, tensione ed errori, l'incapacità di rimettere in sesto la partita. Il match non ha un rilievo assoluto, perché inserito nel contesto di un girone, ma può offrire interessanti spunti di riflessione. Federer conosce la forza di Djokovic e sa di avere una sola opportunità per giocarsi la partita. La scalata al vertice passa da una prestazione perfetta al servizio, coadiuvata da un atteggiamento estremamente d'attacco. Accorciare gli scambi, accettando, talvolta, il gratuito. Roger non può permettere a Nole di tessere la sua ragnatela di scambi. 

La lezione a Wawrinka - quarta firma in quattro uscite - è un biglietto da visita da non sottovalutare. Il ritorno da un break sotto nel parziale d'apertura, la scossa ad inizio secondo set, un concentrato di talento. Botta e risposta a distanza di poche ore. Federer accetta la sfida di Djokovic, sempre in controllo con Nadal. Nole ricalca qui le orme degli ultimi mesi. Non è al meglio, ma è un campione e vince comunque. Balbetta, ma esce, per primo, innalzandosi dal fango della lotta. 

Simili Federer e Djokovic, eppur così diversi. Per la quarantaquattresima volta sullo stesso campo, un anno dopo la finale solo annunciata, con Federer in lacrime a comunicare il forfait per i problemi alla schiena. Ora si gioca, stessa griglia di partenza, l'eterno campione che bussa alla porta dell'attuale n.1. Si alzi il sipario.