Maria Sharapova si qualifica alle semifinali del Roland Garros 2013: a sfidarla per l'accesso alla finalissima sarà, in un match ad alto tasso di decibel, la bielorussa Victoria Azarenka, che si sbarazza di Maria Kirilenko in due set. 

Jelena fa e disfa - "Ha cambiato più allenatori lei che io mogli!". E' questo il laconico commento di Nick Bollettieri, 81 anni e un carnet personale fatto di ben otto matrimoni, che sintetitzza perfettamente l'umoralità di Jelena Jankovic, capace anche oggi come in altre occasioni di gettare al vento una partita che per lei si era messa benissimo: perchè Masha è stata a molto meno di un passo dal baratro della sconfitta e Jelena vicina a conquistare una semifinale slam che le manca da troppo tempo.
Troppo brutta per essere vera la siberiana calata sul Chatrier per il primo set, così brutta che in molti avevano pensato che in campo ci fosse la sua sosia che la racchetta non l'aveva presa in mano nemmeno per una sgambata con le amiche. Di contro è tostissima la Jankovic, che per i primi ventinove minuti della partita dispone a sua volontà della russa come aveva fatto per tutto il corso del match precedente contro la povera Hampton, e chiude la pratica primo set con un eloquente 6-0: un punteggio che sembra aver già dato un chiaro indirizzo alla partita, anche perchè Maria non è in grado di trovare un piano B al suo bombardamento da fuori campo, che inevitabilmente si conclude con un errore a furia di accelerazioni. Partita in discesa e facile vittoria serba quindi? Niente di più errato: Jelena si perde nelle sue fragilità, nelle sue negatività e riporta in partita la siberiana, che dal canto suo martella su ogni punto e ritrova quella fiducia che nel primo set era sembrata rimanere negli spogliatoi. Basta infatti un break subito dalla Jankopvic nel primo game del secondo set a ribaltare le prospettive in campo: Jelena comincia a sbagliare palle su palle, a lamentarsi con il giudice di sedia e con l'avversaria,  a imprecare contro il cielo. Il serbo-croato non è certo il pezzo forte di chi scrive, ma è facile immaginare che ciò che esce dalla bocca della serba sia sintetizzabile eufemisticamente in "Acciderbolina, sono una tonta"; dall'altra parte del campo, invece, Maria intuisce pian piano che l'avversaria si sta chiudendo da sola in trappola e preme sull'acceleratore, arrivando fino al 5-1. A sto punto, perso per perso, Jelena prova a regire e ottiene tre game, frutto di un break e di due turni di servizio mantenuti. Ma al decimo game è la siberiana a chiudere la pratica, 6-4 il punteggio. Si va alla terza partita, con la russa che ha dalla sua l'inerzia del match e la serba che ha da mangiarsi le mani per la grande occasione gettata al vento. Gli ultimi tre quarti d'ora di partita sono equlibrati fino al 3-3, poi la Sharapova mette la freccia e saluta. Finisce 6-3, con Maria Sharapova che può - moderatamente, domani si torna in campo - festeggiare l'accesso alla semifinale, mantenendo per il momento intatte le possibilità di giocare per la rinconferma del titolo conquistato l'anno scorso a spese di Sara Errani. Dal canto suo la Jankovic, Giano bifronte dall'umore vagabondo come i vascelli di baudelaireana memoria, dovrà rifettere a lungo su questa partita: aveva in mano il gatto Sharapova ma, come dice il saggio Trap, guai a dire gatto finchè non lo si ha nel sacco.

Avanti Vika - Il rendez-vous è fissato per domani: per gli spettatori consigliato portarsi da casa i tappi per le orecchie, perchè quando si affrontano la Sharapova e la Azarenka il silenzio è questo sconosciuto. Aldilà delle note di colore, la partita che oggi ha visto Vika eliminare la brava Kirilenko è stata a due toni: una lunga battaglia di oltre un'ora il primo set, deciso al tie break, un comodo 6-2 invece il secondo. Molto probabile che la russa, la quale ha usufruito anche di un trattamento medico durante il primo set, abbia ceduto pagando lo sforzo del primo set. Per lei resta comunque la consolazione di un ottimo torneo disputato, dove è stata bravissima a sfruttare a suo favolre il canalone che le si è aperto a seguito della caduta prematura di alcune teste di serie.