Sara Errani è raggiante, stanca ma felice, al termine della finale di Rio, sull'amata terra che torna a restituirle una gioia, a livello individuale, due anni dopo. Questo il lasso temporale dal successo di Acapulco di due anni fa, questo il tempo dei successi in doppio e delle amarezze in singolare, fino alla giornata di ieri, giunta a chiusura di una settimana intensa, difficile, aldilà del ranking e delle avversarie. Sara, la n.1 al via, costretta a vincere dal pronostico e dalle attese, Sara costretta a salvarsi spesso, a chiedere aiuto a se stessa e alla sua panchina, in perenne confronto col tecnico Lozano. Sara l'esperta e Anna, la bambina. 20 anni e tanto talento, questo il biglietto da visita di Anna Schmiedlova che, per un set, annichilisce la Errani, con forza e continuità, mettendo a ferro e fuoco Sarita, limitata come sempre da un inadeguato servizio. 

Se lo scambio si prolunga, la Errani domina, perché in grado di variare e portare Schmiedlova allo stremo, nei primi colpi è invece la slovacca a prendere il sopravvento, spesso. Fioccano le opportunità di rottura nell'iniziale fiera di break e contro-break e effimera si rivela la prima mini-fuga azzurra. La bravura di Sara è tutta nel restare in partita nei momenti più bui, quando Schmiedlova rientra e si porta addirittura a set point nel decimo gioco. Il parziale si decide al tie-break, il nastro si tinge d'azzurro, la slovacca paga gioventù e scarsa confidenza col momento, Sara sale sulla partita e stringe il pugnetto. 

Il resto è accademia, perché in un lampo è 4-0 e poi 6-1, Schmiedlova, persa la chance di portare la partita in campo amico, si scioglie, prevedibile. Sara esulta, finalmente. 

"Il primo set è stato molto duro, abbiamo giocato per più di un'ora, era la prima che giocavo contro di lei, mi è servito tempo per capire le sue tattiche, la sua impostazione. Sono molto contenta di aver strappato il primo set e della partenza nel secondo, alla fine ero più forte fisicamente. Vincere un titolo è sempre speciale.  

VAVEL Logo
About the author
Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo