Due settimane tutte da vivere. Il mondo intero che ti guarda, tra chi spera che tu riesca nell'impresa e chi invece spera che tu cada, come spesso succede ai campioni o più semplicemente a chi si dimostra più forte degli altri. Il tutto nella cornice più spaventosa e più rumorosa del panorama tennistico mondiale, ovvero l'Arthur Ashe di Flushing Meadows, Stati Uniti. Una sola donna al comando, Serena Williams. Un solo obiettivo negli occhi, nella testa e nel cuore, il Grand Slam.

Una grande impresa che, nella storia del tennis femminile è riuscito solo tre volte. La prima fu Maureen Connolly nel 1953, seguita da Margaret Smith Court nel 1970 e dall'immensa Steffi Graf, capace di chiudere un 1988 a dir poco magico con la conquista di tutti i quattro eventi Major, ai quali la tedesca ha saputo aggiungere anche il torneo olimpico disputato a Seul, per quello che finora è stato l'unico Grand Slam d'Oro della storia del tennis. Il cerchio resta stretto anche se lo ampliamo al 'sesso forte', visto che solo due uomini sono riusciti nella grande impresa di vincere Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open nello stesso anno: si tratta di Don Budge nel lontanissimo 1938 e dello straordinario Rod Laver, che ci riuscì nel 1962 da dilettante e bissò l'impresa sette anni dopo, quando il tennis divenne uno sport professionistico a tutti gli effetti.

Serena Williams, per riuscire a compiere questa impresa straordinaria, ha dalla sua parte diversi fattori positivi. In primis il fatto di essere la giocatrice più forte in circolazione al momento: le varie Halep e Kvitova sono giocatrici più che valide, e in più c'è una Sharapova che dopo Wimbledon non è mai scesa in campo a causa del problema alla gamba destra, ma attualmente non sembra esserci grossa concorrenza per la giocatrice americana. E poi, a proposito di America, ci sarà il pieno e incondizionato sostegno del pubblico di Flushing Meadows, che sogna di veder chiudere un ciclo straordinario, iniziato un anno fa proprio da queste parti: la Williams, infatti, con la vittoria del luglio scorso a Wimbledon, ha chiuso per la seconda volta quello che è stato ribattezzato il "Serena Slam", ovvero la vittoria di quattro titoli consecutivi del Grand Slam. Mai nessuno è riuscito, nella storia di questo sport, a portare a casa cinque tornei Major di fila. E questo renderebbe ancor più immortale Serena Williams, nella storia del tennis ma più in generale in quella dello sport.

Ma ci sono anche dei 'contro', ai quali la statunitense dovrà opporsi. In primis, la condizione sfoderata da Serena nei tornei giocati sul cemento americano nelle tre scorse settimane. La sconfitta patita a Toronto contro Belinda Bencic è stato un chiaro campanello d'allarme, preceduto da una partita giocata onestamente male contro Flavia Pennetta all'esordio in terra canadese. Anche dietro alla vittoria di Cincinnati si nascondono delle ombre, come le prestazioni poco convincenti contro Tsvetana Pironkova all'esordio e contro Ana Ivanovic ai quarti di finale. Più che il gioco, però, a preoccupare la statunitense saranno le grandi pressioni dovute al fatto di doversi presentare all'appuntamento con la storia davanti ai suoi connazionali e con un grande peso mediatico, al contrario delle sue rivali che giocheranno con molte meno pressioni addosso.

Ventisette anni dopo, dunque, un Grand Slam potrebbe essere completato dalla giocatrice che sta dominando il circuito ormai dall'inizio del 2013, quanto riconquistò la leadership nel ranking WTA nella seconda settimana di febbraio. Un dominio che per diversi mesi non verrà intaccato, visto il netto distacco ai danni di Halep e Sharapova, le sue immediati inseguitrici e quasi doppiate dalla Williams (12.721 i suoi punti contro i 6.130 della romena). E con un tale esempio di cannibalismo applicato allo sport, sembra quasi inevitabile che la storia abbia luogo il prossimo 13 settembre, il giorno della finale degli US Open.