La leggenda, originata dagli antichi egizi e rinnovata dai greci, narra di una creatura mitologica capace di risorgere dalle ceneri dopo la sua morte, ottenendo quindi la vita eterna. Ha assunto prima il nome di Benu e poi di Fenice, ma nel tennis moderno può tranquillamente essere accostata ad un solo personaggio: Venus Williams.

Quattro anni fa, la carriera da singolarista della tennista di Lynwood, in California, sembrava quasi finita. Chiudendo la stagione alla posizione numero 103 del ranking mondiale - dopo quattordici anni in cui è stata sempre tra le prime 50 della classifica - Venus aveva dato l'impressione di aver esaurito tutte le energie. Il 2012 aveva fornito risultati incoraggianti  ma non troppo, con appena quattro tornei giocati fino al mese di maggio, la deprimente uscita di scena al primo turno a Wimbledon e al secondo turno negli US Open. Era comunque arrivato il ritorno nella Top 50, esattamente al 41esimo posto, ma non ci siamo ancora.

Se possibile, il 2013 è andato anche peggio, con appena tre semifinali raggiunte durante l'anno e solo undici tornei disputati, tra i quali non appare il più importante di tutti, ovvero quello di Wimbledon, in cui non sono mancati in carriera i trionfi e le finali giocate contro la sorella Serena. Da qui, però, parte la rinascita. Il 2014 è a dir poco incoraggiante, con una finale arrivata subito ad Auckland e a Dubai: e anche se a mancare erano i risultati di prestigio nei tornei del Grand Slam (primo turno in Australia, secondo turno a Parigi e terzo turno a Wimbledon e Flushing Meadows), era comunque avvenuto il definitivo rientro nella Top 20.

Il 2015 è stato l'anno della definitiva rinascita della Fenice Venus. L'ennesima finale di Auckland e i quarti di finale agli Australian Open sembravano essere due gocce nel deserto in una prima parte di stagione abbastanza negativa, ma con l'arrivo dell'estate qualcosa è cambiato. Solo Serena Williams è riuscita a fermarla, prima nel quarto turno di Wimbledon e poi ai quarti di finale degli US Open, quando sembrava che un ribaltone fosse possibile. Da Venus, comunque, erano arrivati degli ottimi segnali, confermati negli ultimi tornei della stagione. Dal 23° posto del ranking, con cui si era qualificata a Flushing Meadows, si arrivò fino al decimo posto: vittoria a Wuhan e semifinale ad Hong Kong per lei, e qualificazione al WTA Elite Trophy. Anche qui qualcosa sembrava andare storto, visto che all'esordio Madison Keys andò vicina a sconfiggere la veterana connazionale. Dopodichè, la strada si mise in discesa: messe ko Zheng, Roberta Vinci e, per ultima, Karolina Pliskova

Secondo titolo di un finale di 2015 straordinario, e soprattutto ritorno tra le prime dieci del mondo, esattamente al numero 7. Il tutto dopo anni di tribolazioni, sofferenze, cattivi pensieri e timidi tentativi di rinascita. Ma una vera Fenice sa quando arriva il momento di riapparire, sconvolgendo tutti e confermandosi immortale.