Assume le sembianze di un primissimo ed acerbo Frodo Baggins il viaggio nella NBA di Lonzo Ball, predestinato e prescelto da Magic Johnson in estate per la rinascita sportiva e non solo dei suoi nuovi Los Angeles Lakers. E così, come il protagonista del Signore degli Anelli nella prima parte della trilogia - la Compagnia dell'Anello - inizia a scoprire il nuovo mondo ed i nuovi obiettivi da perseguire, anche il giovane Lonzo alle prime armi affronta delle fisiologiche difficoltà. Tantissima la curiosità attorno alla scelta numero due al Draft 2017 prima dell'esordio, altrettante le perplessità che riguardavano alcuni aspetti del suo gioco, le quali nelle prime tre uscite stagionali in parte sono state fugate, altre meno. Il tutto però partendo da una dovuta e necessaria premessa e puntualizzazione: il nativo di Anaheim interpreta e legge il gioco come pochi. 

Tre partite non rappresentano un giusto campionario per esprimere un primo giudizio ed analizzare nel complesso le prestazioni di Ball ed in generale dei Lakers, ma ciò che hanno detto le sconfitte contro Clippers e Pelicans e la vittoria risicata contro i Phoenix Suns sono già indicativi di cosa sono ad oggi i Los Angeles Lakers e dove sono gli aspetti da curare maggiormente per coach Luke Walton. In primis, le difficoltà fisiche della squadra angelina sono state accentuate contro le due coppie di torri fin qui affrontate - Jordan/Griffin da una parte, Davis/Cousins dall'altra. Sebbene le oggettive asperità della maggior parte delle franchigie NBA nel fronteggiare queste coppie di torri gemelle, quelle dei Lakers appaiono ad oggi maggiori. E' altrettanto vero, a parziale discolpa dei gialloviola, che l'atipicità delle squadre fin qui affrontate non è la stessa che i Lakers troveranno nella maggior parte delle rivali stagionali. 

Le difficoltà al tiro nel pitturato di Ingram contro Davis - Foto Lakers Twitter

Le due torri - Per struttura e fisionomia di corporatura, oltre che di tecnica, il quintetto dei Lakers andrà sempre e comunque in una direzione, quella del gioco in velocità, in transizione e quanto meno possibile a difesa schierata. Il motivo è presto spiegato dall'impossibilità a difesa schierata dei mingherlini gialloviola di attaccare, dal palleggio come in post basso, i rispettivi rivali: le difficoltà di Lonzo Ball e degli esterni di Walton a fronteggiare prima Beverley e compagni, così come lo stesso Holiday nella sfida appena trascorsa, ha acuito questi primi mali di gioventù del giovane play e dei lunghi dei Lakers.

Ciò nonostante la squadra non è mai andata sotto completamente a rimbalzo, motivo in parte spiegato dalle buone percentuali al tiro avute sia dai Clippers che dagli stessi Pelicans, dominanti per larghissimi tratti delle rispettive gare, ed anche dalla buona capacità degli esterni di fornire una mano a tali lacune. Fin troppo leggeri sono apparsi i vari Nance, Randle, Ingram e Kuzma al cospetto della prestanza fisica dei dirimpettai. Stesso dicasi per Lopez, unico baluardo da opporre a DeAndre Jordan e alle torri gemelle dei Pelincans, che hanno abusato a dir poco del frontcourt gialloviola: 27 punti, 17 rimbalzi, tre rubate ed altrettante stoppate per Anthony Davis; 22 punti, 11 rimbalzi, otto assist e due stoppate invece per il compagno di reparto Cousins. Decisamente troppo per provare a giocarsi la partita alla pari. 

Lonzo Ball in azione contro i Pelicans - Foto Lakers Twitter

I mali di Lonzo - Seconda uscita casalinga per Ball e seconda prestazione in chiaroscuro. Rispetto all'esordio molto meglio in termini di gestione del gioco e dei ritmi della contesa, anche se ciò che continua a far storcere il naso ai più è quella meccanica di tiro che non sempre fornisce gli esiti sperati. Lui appare sereno - "ho preso i miei tiri, non sono entrati. Ora penso alla prossima gara, dove prenderò sempre gli stessi tiri" - così come lo è coach Walton che chiaramente e necessariamente protegge l'investimento suo e della franchigia: "Mi è piaciuta la sua aggressività stasera. Non ha segnato, ma ciò che ha fatto è comunque positivo. Deve chiaramente adattarsi e sentirsi molto più a suo agio con la stazza e la forza degli avversari che affronta in ogni gara NBA. Non giocheremo sempre contro lunghi di questo calibro".

Vero, anche se probabilmente soltanto in parte. Ci sarà da aspettare il terzo indizio per iniziare a formare una prova degna di tal nome, ma le difficoltà incontrate da Lonzo Ball contro difese di questo tipo hanno messo a nudo tutti i problemi del giovane playmaker californiano. Scarse percentuali al tiro, svariate palle perse ed una padronanza ed una fiducia dei suoi mezzi che è uscita alla distanza soltanto in Arizona, contro i derelitti Phoenix Suns, la cui difesa era tutt'altro che di primissimo livello ed intensità. Sembra fare da contorno ed influenzare il giusto, infine, la sua prestazione la pressione dello Staples Center. La sensazione dopo i primi passi mossi dal neonato Lonzo è che per imporsi a determinati livelli debba iniziare a giocare a velocità di esecuzione simili a quelle di Steph Curry. Blasfemia? Ai posteri l'ardua sentenza.